Dopo la stagione degli indignati chissà se stiamo per entrare in una stagione in cui avere un’opinione diversa da quella del potere è diventato di nuovo molto pericoloso. Potremmo consolarci dicendo che noi abbiamo la democrazia, e che a dispetto dei russi che sono in mano a un autocrate (per quanto da loro votato) noi stiamo molto meglio. Ma a me non sembra così. La realtà per certi aspetti mi pare più mossa e anche, “ironicamente”, aggiungerei più contorta. Non sarebbe male tenere a mente queste considerazioni di Montesquieu che stende negli anni ’30 del Settecento. Ce n’è per Putin, ma anche per noi, come si vede.
“La tirannia di un principe – scrive Montesquieu – non avvicina uno Stato alla rovina più di quanto non lo faccia l’indifferenza verso il bene comune in una repubblica, Il vantaggio di uno Stato libero è che le entrate vi sono meglio amministrate: ma quando sono amministrate peggio? Il vantaggio di uno stato libero è che non ci sono favori: ma se così non è, e se, invece degli amici e dei parenti del principe, bisogna far la fortuna di tutti coloro che partecipano al governo, tutto è perduto: le leggi vi sono eluse, in modo più periglioso di quanto siano violate da un principe, il quale, restando sempre il primo cittadino dello Stato, ha il massimo interesse alla sua conservazione”.
(Montesquieu, Considerazioni sulle cause della grandezza dei romani e della loro decadenza, Cap. IV, §.1)
Non so il russo. Non so se Montesquieu sia mai stato tradotto in russo o se almeno questo passo sia noto a Putin, ma forse non sarebbe male che qualcuno di buona volontà, provasse a passare biglietto con queste poche righe di Montesquieu (meglio se in cirillico, così per non avere dubbi sulla comprensibilità del testo). I tiranni difficilmente sono stupidi, anche e la vanità può contribuire a renderli tali. Putin non lo è. Qualcosa dovrebbe capire.
Ma senza bisogno di traduzione non sarebbe fuori luogo, tenerle a mente anche per noi.