Cazza la randaSe il manifesto di Giannino vuole inserire il principio della concorrenza nella Costituzione

L’Italia, si sa, è un paese anomalo. Nel quale, complice la scarsa memoria che contraddistingue il suo popolo ed una certa assuefazione a sentirne e leggerne di tutti i colori, la classe dirigente ...

L’Italia, si sa, è un paese anomalo. Nel quale, complice la scarsa memoria che contraddistingue il suo popolo ed una certa assuefazione a sentirne e leggerne di tutti i colori, la classe dirigente ha preso gusto a sperticarsi nel fare le proposte più strampalate. Che vengono confezionate, ad esempio, sottoscrivendo virtualmente con gli italiani un contratto elettorale dai contenuti un po’ troppo fantasiosi. In ciò, in fondo, non c’è nulla di male. Dopotutto, in campagna elettorale il politico italico tende puntualmente a farsi prendere la mano nel dispensare promesse. 

Così come, tutto sommato, non c’è di che stupirsi se idee accattivanti, seppur campate in aria, sono prospettate nella fase costituente di un partito. Quando cioè è necessario fare notizia, aprire una breccia nel cuore dell’elettore e provocare quell’ondata emotiva utile a raccogliere attorno al progetto politico il numero maggiore possibile di sostenitori. 

In tal senso si comprendono i motivi per cui nei 10 punti del manifesto di Giannino si fa riferimento alla necessità di “inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d’ogni sorta”. Al di là della comprensione, l’enunciato fa però un po’ sorridere. Perché non è che la concorrenza si determini per il solo fatto di citarla nella carta costituzionale. Se questa però dovesse essere la chiave perché la nostra società si permei di cose positive, allora come potremmo non includere altri sacrosanti principi e valori? Come la pace sociale, il giusto compenso, la governabilità, l’etica della responsabilità. Passando per la felicità, il rispetto, l’altruismo, nonchè il bon ton. E, perché no, giungendo a proporre che la legge fondamentale dello Stato garantisca a tutti il diritto ad avere una vita sessuale regolare. Anche se in quest’ultimo caso, stiamone certi, si aprirebbe un nuovo, violento fronte del dibattito sulla corretta accezione da attribuire a rapporto sessuale. Con i cattolici che farebbero le barricate contro il riconoscimento del diritto ad avere una vita intima a coppie di fatto, gay, lesbiche, eccetera. Insomma non ne usciremmo vivi a voler parlare di sesso nella Costituzione. 

Comunque Giannino e soci sappiano che sono in ottima compagnia. E che, una volta in Parlamento, potranno aggiungere la propria proposta di modifica costituzionale ad una serie di altri bizzarri progetti. Per una serie dei quali vale la pena di spendere alcune parole. 

Secondo alcuni eletti in Parlamento dovremmo “riconoscere l’ecosistema come bene inviolabile della Nazione e del pianeta” e garantire “il rispetto degli animali e delle biodiversità”. Verrebbe da chiedere come mai, oltre all’ecosistema, non si sia pensato anche all’atmosfera, inquinata com’è di sostanze che incidono sulla qualità della vita dell’ecosistema. Ma anche di capire se nella categoria degli animali si sia inteso includere anche gli insetti, comprese dunque le terribili zanzare tigri, che provocano sulla nostra pelle bubboni insopportabilmente pruriginosi, capaci di trasformarci in mostri inguardabili. 

Altri rappresentanti del popolo vorrebbero che la Repubblica tutelasse gli anziani. Come se si trattasse di una specie in via di estinzione, tipo gli indiani d’America. Sappiamo invece quanti anziani ci sono in questo Paese…e soprattutto quanto ci costano! 

Esiste anche un progetto che prevede di riconoscere “il diritto alla ricerca del benessere”. Pare che sia stato depositato nei giorni immediatamente successivi alla denuncia pubblica dei festini di Berlusconi, nell’apprezzabile tentativo di estendere a tutti noi il diritto a godere di tali forme di benessere. 

È curiosa anche la proposta di riconoscere “nell’attività sportiva uno strumento primario di educazione, di tutela della salute, di aggregazione e di integrazione sociale”. Ed allora perché non inserire anche il gioco del Monopoli, la vita di cortile, l’andare al parco, il dondolarsi in altalena, così come la frequentazione della parrocchia, tra gli strumenti utili ad educare, tutelare la salute, eccetera? 

È quasi commovente il progetto, per il quale il Parlamento dovrebbe assicurare “che l’imposizione fiscale media complessiva gravante su ogni cittadino non superi annualmente il limite di un terzo del pil”. Della serie: meno tasse per tutti e chissenefrega se poi andiamo in bancarotta. 

Da segnalare, inoltre, come il deputato che vorrebbe riconoscere, “il diritto all’acqua tra i diritti inviolabili dell’uomo”, abbia gravemente omesso di citare anche il diritto all’aria, allo spazio (soprattutto sui bus presi negli orari di punta o in spiaggia a Ferragosto) e, perché no, pure a poter avere un quadratino di visuale libera davanti a sé. 

Non possiamo infine non menzionare il progetto, presentato dal blogger Adinolfi, ultimo a sbarcare (dalla Luna?) in Parlamento, ma pronto a distinguersi come uno dei più ispirati peones. Ebbene Adinolfi ambisce a vedere riconosciuto “il diritto universale di accesso alla rete internet”. Benchè manchi il testo illustrativo della brillante proposta, questa crediamo si commenti da sé.

Garantire costituzionalmente concorrenza, benessere, sport, acqua, internet, il rispetto degli anziani e un tetto alle tasse fará davvero dell’Italia un Paese migliore? Certo forse farà bloggare di meno Adinolfi per farlo correre di più. Ma io credo che gli italiani, di enunciazioni di principio, ne abbiano piene le tasche. E abbiano un unico semplice desiderio: avere una classe dirigente che si possa definire tale e che, sporcandosi le mani con tanta umiltà e spirito di servizio, traduca, a partire dall’articolo 1 della Carta, i copiosi e sacrosanti principi costituzionali giá presenti in azioni concrete.

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