Storia Minimacercasi intellettuale disposto a parlare della vergogna

Il prossimo 21 ottobre Agnes Heller, filosofo ungherese, esponente di quella corrente di dissenso comunista che a partire dal 1956 viene progressivamente emarginata e poi messa a tacere, fino alla ...

Il prossimo 21 ottobre Agnes Heller, filosofo ungherese, esponente di quella corrente di dissenso comunista che a partire dal 1956 viene progressivamente emarginata e poi messa a tacere, fino alla sua decisione di andare in esilio, per poi tornare in Ungheria all’indomani del crollo del Muro di Berlino, riceverà a Genova il premio internazionale Primo Levi, nel corso di una giornata di studio e di riflessione a lei dedicata a Palazzo Ducale e in cui terrà una Lectio magistralis sul tema del male radicale e la shoah .

Non sono un filosofo e dunque mi asterrò dal riflettere sulle riflessioni che la Heller ha dedicato nel corso di una lunga vita al tema dei bisogni, a che cosa significhi oggi etica.

C’è tuttavia un tema, tra quelli su cui Heller ha scavato con pazienza, nel corso della sua vita, ed è quello della vergogna, a suo giudizio “l’unico sentimento morale innato di cui possiamo parlare”. Un sentimento reattivo cui segue la coscienza, un sentimento di tipo orientativo, in cui le scelte contano.

Della reazione indotta dalla vergogna credo che sia bene riflettere come un aspetto che riguarda la funzione pubblica di un intellettuale che voglia presentarsi come voce pubblica. Un aspetto che caratterizza una porzione specifica di intellettuali, quelli che pongono al primo posto la loro funzione pubblica e critica, anzi che scelgono di essere la voce critica radicale non di ciò che non condividono, ma prima di tutto del proprio mondo di appartenenza, del mondo culturale, politico in cui si riconoscono, ma con cui confliggono radicalmente perché il potere, le persone al potere che lo rappresentano, praticano una gestione del potere, diffondono una giustificazione culturale e del loro potere come stravolgimento e dunque come sconfessione della loro scelta di identità e di campo.

C’è qualcosa in questa vicenda, geograficamente lontana da noi che ci riguarda ora e che credo parli alle miserie del nostro presente. E allo stesso tempo ci fa domandare:perché qui non c’è nessuno che parli della vergogna come tema politico?

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