Possono bastare le scuse dell’azienda tedesca di Aquisgrana, la Grunenthal GmbH, che ha prodotto il Talidomide e causato le malformazioni irreversibili a migliaia di individui che sono nati senza braccia?
E’ chiaro che no, ma non basta dire no perché rispolverando la letteratura del farmaco si possono scoprire clamorose, azzardate, pericolose e ciniche decisioni recenti sulla talidomide.
La Talidomide attorno al 1950 fu impiegata nel trattamento di ansia e nausea tipica e normale nel primo trimestre di gravidanza in qualità di ansiolitico.
Era nientemeno che un farmaco da banco, cioè privo di ricetta medica ed in breve tempo, grazie ad una martellante campagna pubblicitaria che presentava il farmaco come un sonnifero sprovvisto di effetti collaterali, diventò un leader da banco assai diffuso in numerosi paesi, il Contergan.
Ma i danni irreversibili erano lì ad aspettare ignare future mamme che si ritrovarono a pagare un conto salatissimo sulla pelle dei loro figli: davano alla luce (ed era un’oscurità più che una luce) neonati con gravi alterazioni congenite nello sviluppo degli arti (focomelia, amelia).
Nel 1961 in Germania e 1962 in Italia il farmaco venne ritirato dal mercato.
Oltre 20 mila bambini nel mondo, di cui 10 mila in Europa, sono nati con gravi malformazioni a braccia e gambe.
Ma è una stima probabilmente per difetto. Molti sono morti, altri non hanno avuto genitori che abbiano partecipato a quelle che sono state le richieste di risarcimento per avere una stima più esatta.
Alla fine del 1961, la procura di Aquisgrana avvia i primi procedimenti giudiziari contro i produttori del farmaco ed il drammatico numero che si va delinando come conseguenza dell’uso del Contergan sono 2625 bambini tedeschi affetti da varie forme di malformazioni.
Solo nel maggio del 1968, dopo lunghi anni di indagini, ad Aquisgrana inizia il processo contro la casa produttrice del farmaco.
Sette dirigenti della ditta chimica di Grünenthal devono rispondere di omicidio colposo e di comportamento contrario all’etica medica.
Pur ritenedo la Talidomide responsabile della focomelia, i giudici non emettono una sentenza, in quanto gli imputati non sono personalmente responsabili.
In un accordo privato concluso fra gli avvocati delle vittime e quelli della ditta produttrice, quest’ultima si impegna a risarcire tutte le vittime.
Fin qui la storia passata del Contergan, dalla quale da ingenui e speranzosi che siamo potremmo pensare che il suo uso sia finito lì. Morto e sepolto e che la ricerca scientifica farmacologica abbia messo a punto nuove e meno pericolse sostanze.
Pia illusione!
La Talidomide sopravvive alle sue stesse vittime ed ancora oggi viene impiegata in altre patologie.
Ma com’è possibile? In 60 anni la ricerca è ancora ferma ad un farmaco dannossimo e dal difficilissimo uso terapeutico?
Vediamo come è andata.
Tra gli Anni 80 e 90 la si usa nelle lesioni e ulcerazioni legate all’Hiv, con successo.
Nel 1998 la FDA approva in Usa la Talidomide per l’eritema nodoso della lebbra.
Nel 2002 il farmaco comincia a essere usato anche nella terapia di prima linea nel mieloma multiplo, verificandone l’efficacia.
Nel 2004 la Celgene, che produce Talidomide in Usa (suo il brevetto per l’impiego come antiangiogenetico), ne chiede l’approvazione alla FDA nel mieloma multiplo.
Anche in Italia è stata approvata dall’AIFA.
Ed allora mi chiedo: è tollerabile il cinismo dell’industria che in 60 anni non è riuscita o non ha voluto apportare modifiche alla tossicità del principio attivo?
E cosa pensare delle agenzie internazionali del farmaco che lo ripropongono nei prontuari farmaceutici, tra l’altro con altri gravi ed elevati rischi di effetti collaterali come la trombosi arteriosa?
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