Sono uno dei recidivi che finora non ha mai usato Facebook. Ho aperto l’account prima dell’IPO, incuriosito dalla valutazione astronomica, ma è caduto subito nel dimenticatoio. Un paio di sere fa, complice il fatto che mi trovo a poca distanza dai loro uffici, ho deciso di capire il “fenomeno” una volta per tutte. Ecco le prime (e forse ultime) impressioni di un neofita di Facebook.
Il sito è illeggibile. Quadri, riquadri, sotto-riquadri in font decrescente e un’insulsa timeline che in teoria uno dovrebbe riempire anche con gli eventi del passato – per completezza presumo, o in caso i tuoi amici non ti riconoscessero dall’ultima foto.
I miei amici scrivono poco. Al più “likano” qualcosa, in genere foto. Se questo è essere utenti attivi, le statistiche pubblicate da Facebook devono essere molto ottimistiche. Un’amica “like” una spa – mi sembra una forma di pubblicità così automatica da essere quasi controproducente.
In compenso, gli amici degli amici sembrano scrivere di più, ma non li conosco, non me ne frega niente e i loro commenti aggiungono solo casino al casino. Uno dei miei amici sembra altrettanto frustrato al riguardo e lo scrive su Facebook (questo mi sembra più interessante). Si lamenta dei vari “sto bevendo un cappuccino” e altre fondamentali pillole di informazione provenienti da sconosciuti.
Scopro che un amico carissimo è passato di recente per l’aeroporto di Francoforte – me lo dice Facebook in terza persona, aggiungendo un’utilissima mappa dell’aeroporto. Non me ne frega niente ma, in compenso, mi preoccupo per la sua privacy. Vedo anche che ha ascoltato varie canzoni su Spotify (Lady Gaga…). Questo è vagamente interessante ma, di nuovo, mi chiedo se si sia reso conto che il mondo intero lo pedina minuto per minuto.
Mi hanno spiegato che il segreto sta nei setting. Do un’occhiata ai privacy setting ma mi rendo conto che serve più tempo a leggere quelli che la nota integrativa del bilancio di una banca. Alcuni setting sembrano domande a risposta multipla di un test psicologico. Di certo aiuta conoscere bene la proprietà transitiva – dopo un po’, a forza di amici e amici di amici, la mente si offusca.
Infine, quando fissiamo l’età-limite per l’uso di Facebook? A me sembra infantile e ricorda l’adolescenza coi brufoli. Sono stato di recente a una cena organizzata da una parlamentare italiana. Alla fine, la signora si è premurata che i partecipanti le “chiedessero l’amicizia su Facebook”. Ma come si fa a pronunciare una frase del genere passati i 18 anni d’età?