Scende dalla moto, si leva il casco e saluta tutti. Dopo venti primavere di onorato servizio, Max Biaggi, 41 anni, annuncia il ritiro nella sala stampa di Vallelunga. Il suo curriculum è noto ai più, mentre le parole della conferenza di commiato meritano una ripassata. Perchè semplici e solenni, perfette per una lezione di sport molto umana e poco retorica. «Lascio da Campione del mondo (in Superbike n.d.r.) per dare spazio al Biaggi uomo, che per tanti anni è rimasto un po’ schiacciato dal pilota». Poi la spiegazione: «Lascio spazio ad altri, non faccio come quei politici che non vogliono mai lasciare la poltrona a chi viene dopo e magari avrebbe tante cose da dire».
«Non ci sono stati problemi economici o di organizzazione con Aprilia, lascio perché ho capito che non ci sarebbe stato un momento più bello di questo. Mi dispiace per i tifosi, ma ora potrò dedicare alla mia famiglia tutto il tempo che gli ho sottratto per tanti anni». Insomma, i soldi non c’entrano: sul tavolo del campione erano arrivate due offerte. La prima era il rinnovo con il team Aprilia alle stesse condizioni economiche. La seconda, parecchio intrigante, un contratto di due anni alla Ducati con il debutto della nuova Panigale SBK.
Ci ha pensato, ha titubato, poi ha deciso. «C’è voluto coraggio, credetemi. Molti piloti quando dicono basta portano i segni della pista, vanno via tutti storti. Io mi fermo in tempo, sono abbastanza sano e avrei potuto continuare per molti anni ancora ma mi rendo conto di aver sottratto tempo al Max uomo, compagno di Eleonora e padre di due bambini. C’è un tempo e uno spazio per tutto, e questo per me è il tempo di fermarmi». Il momento migliore, caro Max, senza stressare una carriera ampiamente consolidata.
D’altronde la bacheca di casa Biaggi conta quattro mondiali vinti nella classe 250, due secondi posti (uno in 500 e uno in MotoGp) alle spalle del nemico Valentino Rossi, con cui, è bene ribadirlo, corrono otto anni di differenza. Nelle stagioni del motomondiale il romano ha trionfato in 42 Gp, salendo 111 volte sul podio. Dalla battaglia sportiva col pesarese ne è uscito ferito e ridimensionato, ma ci ha messo poco a voltare pagina per buttarsi in Superbike, dove dal 2007 ha conquistato due mondiali (è attualmente campione in carica) e 21 GP.
In attesa di capire se sia un addio o soltanto un arrivederci (in ballo un posto da team manager nell’Aprilia), è ora di staccare il numero 3 dal bolide del Corsaro. Un senatore del motociclismo che nei primi anni 2000, insieme a Rossi e Capirossi, ha monopolizzato le gare del motomondiale mettendo in fila avversari e giornalisti. Lo stesso Biaggi che con Valentino ha diviso l’Italia in guelfi e ghibellini dei motori. Il quarantunenne Max che, dopo tante legislature sportive, libera la sua poltrona con ancora in testa l’alloro di campione del mondo in Superbike. Spericolato sì, ma con giudizio.