In quel di Brera, culla della Milano come città d’arte, tra le suggestioni di un orto botanico e le tele prorompenti di Mantegna, Caravaggio, Tiziano, Piero della Francesca, una bottega di fine ottocento è la palestra farmaceutica che trasforma Carlo Erba da speziale a chimico-farmaceutico.
E’ un ‘self made man‘ il ‘Sciur Carlo’ che dal mortaio e dagli ‘albarelli’ della sua farmacia passa ai laboratori industriali ai negozi e agli stabilimenti che offriranno lavoro a centinaia di operai.
E il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano ha allestito una mostra “Carlo Erba. L’innovazione in farmacia – L’affascinante storia che ha trasformato una professione” dal 1 dicembre al 27 gennaio 2013 per esaltare la figura di questo milanese d’altri tempi che può ancora offrire spunti agli imprenditori di oggi.
Non si sposerà, non avrà figli. Negli appunti chiama l’azienda la “Casa” e Milano è per lui come una famiglia allargata nella quale reinvestire le entrate dell’industria e sottolineo la parola ‘reinvestire’.
“Ho pensato come, secondo le mie forze, potessi riuscire un po’ utile a Milano…” così scrive nel 1886, in una lettera presente in mostra, a Francesco Brioschi, Rettore dell’Istituto Tecnico Superiore (oggi Politecnico di Milano), proponendo una significativa donazione per fondare una scuola di Elettrotecnica.
A metà dell’Ottocento Carlo Erba e altri farmacisti cominciano ad applicare direttamente le innovazioni della meccanica e delle fonti di energia, come il vapore e poi l’elettricità, per rendere il processo di produzione sempre più veloce, economico e standardizzato, determinando così l’incremento della quantità e della qualità dei medicinali disponibili per la popolazione.
L’espansione del mercato stimola la ricerca di nuove preparazioni.
Tra Ottocento e Novecento, si moltiplicano le scoperte e i brevetti in Europa e negli Stati Uniti.
Nasce l’industria farmaceutica moderna: un mix indissolubile di ricerca scientifica, servizio sanitario, opportunità commerciale e innovazione tecnologica.
Ancora nel 1961, la “Carlo Erba” è una delle quattro realtà italiane con più di mille dipendenti: le restanti novecento aziende farmaceutiche nazionali impiegano meno di dieci persone.
Nell’angolo della mostra, definito un sorriso per la scienza, si osserva tutto lo spirito imprenditoriale e comunicativo della casa farmaceutica che non disdegnava l’umana bellezza femminile al cospetto delle poco veneree provette e pillole dei suoi laboratori.
E neanche a pensarlo, nel bene e nel male è l’inventrice del concorso di Miss Italia. Sì avete proprio capito bene.
Ora vi racconto com’è andata la storia.
Alla fine degli anni Trenta Dino Villani, pubblicitario di fama, è chiamato dalla Carlo Erba a creare un concorso per portare nelle case degli italiani il dentifricio Cetol, prodotto dalla consociata GiViEmme.
Nasce così “Cinquemila lire per un sorriso”: per partecipare le concorrenti devono solo inviare una foto alla famosa rivista “Il Milione”.
Il concorso ha un tale successo che nell’immediato dopoguerra si trasforma nell’elezione della più bella d’Italia, Miss italia.
E se nel lontano 1837 la fortuna dell’arguto farmacista arriva con un purgante,la magnesia “uso Henry”, adattamento milanese della più celebre (ma difficile da reperire) Magnesia Henry, di provenienza inglese, ancora oggi ‘le supposte‘ per antonomasia che non necessitano di alcuna altra definizione specifica per i pazienti fedeli sono proprio loro, quelle di glicerina firmate ‘Carlo Erba‘.
Se vi è piaciuto il post potete seguirci su Facebook e su Twitter.