La settimana che si apre e che si avvia verso il “giorno della memoria” probabilmente avrà vari momenti di riflessione. Molti osserveranno che occorre più memoria, perché altrimenti avremo ricostruzioni del passato monche, reticenti, silenti, comunque incomplete.
A me pare invece che ciò di cui abbiamo bisogno sia più storia. Più storia e non più racconti. Quelli è bene che ce ne siano molti. Ma la storia non è i racconti .Ciò che chiamiamo storia è l’insieme delle domande che noi facciamo al passato; è la conseguenza degli strumenti e della metodologia con cui si indaga quel passato, anche sulla base di quei racconti e della procedure che producono quei racconti e dunque della memoria che si trasmette che riguarda quando, come e con quali parole si comunicano quei racconti. Accanto c’è il problema di quale memoria sociale si costruisce nel tempo che discende a sua volta dal molte cose: dai libri letti, dai film visti, dai racconti ascoltati, dalle convinzioni che si ha.
Poi c’è l’uso politico che si fa del passato in nome del presente. E lì, per quanto possa essere paradossale, alle volte il fatto che la memoria sovrasti la conoscenza storica non è un vantaggio. Anzi spesso è la riproduzione di luoghi comuni. Per questo a me sembra che noi oggi abbiamo bisogno di più storia.
22 Gennaio 2013