Cari Soci de Linkiesta,
state commettendo un grosso errore. Per dirvelo utilizzo un canale in cui ho sempre evitato di affrontare questioni personali. E dunque so perfettamente di abusare di uno spazio che Dio solo sa fino a quando potrà ancora essere libero come lo è stato fino ad oggi.
Vi scrivo perché, sappiatelo, Linkiesta, senza Gallo, Tondelli, Fusco e altre firme che lasceranno non sarà più la stessa. Ossia un quotidiano unico in Italia e forse nel mondo. Che aveva in sé un dono preziosissimo: l’indipendenza. Cioè quella caratteristica, che assieme certo alla professionalità e dedizione di chi vi ha scritto, spiega come, in pochissimo tempo, Linkiesta abbia acquisito una invidiabile autorevolezza.
Come ho detto tante volte pure a taluni Vostri colleghi, non finirò mai di ringraziare Linkiesta per l’opportunità che mi ha dato di riscoprire il gusto di scrivere anche per gli altri. Questo è potuto accadere anche perché nel direttore e nel condirettore, in particolare, ho sempre trovato interlocutori affidabili, acuti, sensibili. Ma soprattutto giornalisti coraggiosi nel condividere con me il fortissimo desiderio di far prevalere la verità, sempre e comunque. Che è poi la missione, il senso profondo del fare informazione e dunque uno dei motivi nobili per i quali è nata Linkiesta.
Per il bene dell’informazione, mi auguro con non vogliate buttare a mare tutto quello che di buono è stato costruito in appena due anni di vita.