L’Italia sembra ormai inguaribilmente ferita da disaffezione ed estraneità dalla politica (e, soprattutto, dai partiti). Nel nostro Paese, il sistema politico-sociale non solo è in ostaggio di forze interne ed esterne, ma mostra anche chiari sintomi di un’evidente crisi della rappresentanza. Ma quella che è andata in scena ieri in una Piazza San Giovanni stracolma di persone è forse l’ennesima manifestazione dell’antipolitica?
In realtà, la tappa finale dello Tsunami Tour di Beppe Grillo è semplicemente la vittoria di quella che l’intellettuale francese Pierre Rosanvallon definisce «contro-democrazia». Con questo termine egli intende connotare non la critica e l’opposizione radicale alla democrazia, bensì quelle forme di sorveglianza con cui il popolo controlla i detentori del potere. Nella «società della diffidenza», il dato fondamentale non è quello della passività, dell’apatia, o della ‘spoliticizzazione’, ma, al contrario, proprio quello di un avvicinamento del pubblico al livello politico. Secondo Rosanvallon, si diffonde una sorta di «contro-politica fondata sul controllo, l’opposizione, l’umiliazione di quei poteri che non si ha più la voglia di fare oggetto prioritario di conquista».
La nostra epoca scandisce una stagione di «consumismo politico», in cui le «forti aspettative e grandi esigenze indirizzate alle istituzioni politiche», tendono a «delegittimare i poteri verso i quali esse vengono rivolte». In particolare, sostiene lo storico francese, sono la logica dei cittadini e quella dei governanti (governo e opposizioni) a divergere prepotentemente. Mentre i secondi sono «più motivati dal timore di evitare la critica per aver sviluppato una data politica, che mossi dalla speranza di essere popolari lanciandosi in grandi riforme», i primi «sono più sensibili ai rischi di veder peggiorare la propria situazione che alle possibilità di vederla migliorare». Per tale motivo – aggiunge lapidario Rosanvallon – «la maggiore reattività del pubblico ha comportato in cambio una maggiore modestia dei governanti». La realtà della «contro-democrazia» è un circolo vizioso dal quale è difficile uscire, dal momento che è nutrito sia dai rappresentanti, sia dai rappresentati. Inoltre, la «contro-democrazia» – come l’esperienza del comico genovese testimonia – rischia anche di trasformarsi molto spesso in «populismo», che Rosanvallon non esita a definire una pericolosa «patologia della politica».
Pubblicata in Francia per la prima volta nel 2008, la riflessione dell’autore fotografa realisticamente le promesse non mantenute delle democrazie, soprattutto quella del nostro Paese. La banalizzazione o l’umiliazione di poteri e istituzioni, considerati ormai inessenziali alla vita o di ostacolo alla società, rimane tuttavia un fenomeno preoccupante. Infatti, l’eventualità che un sistema democratico s’incammini verso la stagnazione o il crollo non può essere considerata così remota. In politica il ‘vuoto’ di potere non esiste, proprio perché viene subito riempito da qualcuno.
Martedì sapremo il risultato delle elezioni. Forse, il Movimento 5 stelle otterrà un ottimo risultato. Molto probabilmente, assisteremo a una riarticolazione (che è, al tempo stesso, una disarticolazione) del sistema partitico. Ma i fantasmi di un trionfo della «contro-democrazia» ci perseguiteranno ancora per lungo tempo.