Temperature infuocate a Buenos Aires. È Sabato mattina, e la città è deserta.
Come tutte le grandi città in piena estate, si ha la sensazione di essere in un luogo fantasma. Ancor di più quando i continui black out della sera prima hanno lasciato mezza città al buio.
Allora ci s’inventa un programma, per non sentirsi così isolati, in qualche modo dimenticati. In realtà, uno dei più grandi vantaggi di Buenos Aires è che, in qualsiasi stagione, esiste sempre un programma alternativo possibile, più o meno attraente. La vastissima offerta culturale non delude mai, e le proposte artistiche sono costantemente in fermento.
Il Malba-Fundación Costantini, il museo d’arte latinoamericana è sempre una buona scelta per accendere un po’ di vitalità. Ci sono sempre mostre interessanti e attività didattiche per i bambini, anche d’estate.
La collezione d’arte contemporanea varia in continuazione, a seconda del programma annuale di acquisizioni e donazioni, che arricchisce la collezione e la aggiorna con artisti emergenti, mentre quella permanente è sempre illuminante per capire l’arte latinoamericana del XX secolo, che ben riflette le principali tendenze e movimenti che caratterizzano quest’emisfero. Pettoruti, Xul Solar, Berni, Kuitca, Rivera, Torres Garcia, sono solo alcuni degli artisti le cui opere colorano le grandi sale del modernissimo museo, fatto costruire nel 2001 dall’imprenditore e collezionista Eduardo Costantini, attuale proprietario.
Dal Messico al Brasile, dalla Colombia all’Argentina, pitture, sculture, disegni, collages, fotografie, installazioni riescono sempre ad attrarre la curiosità di un pubblico dissimile, ma curioso.
La retrospettiva del fotografo colombiano Oscar Muñoz, che rimarrà allestita fino al 25 Febbraio nel museo, ne è un esempio. Muñoz è uno dei nomi più importanti dell’arte contemporanea in Colombia, e la sua produzione, che indaga temi che vanno dalla luce al fissare le immagini, alla memoria dell’individuo e la necessità di creare una memoria collettiva, è un vero percorso tra tecniche diverse, che sicuramente vanno oltre la fotografia. Le settanta opere innovatrici, tra disegni, foto, sculture, video e installazioni esposte nel Malba ne sono la conferma. Le immagini fluiscono tutto il tempo, come quando scompaiono dissolte nell’acqua per poi ricomparire perfettamente ricostituite, oppure rimangono immobili, immortalate nel caffè assorbito dai cubetti di zucchero, opera davvero indimenticabile. Le immagini impresse nelle tende da bagno o riflesse negli specchi fanno continuamente riferimento a Narciso e fanno riflettere sulla mutevolezza, instabilità e precarietà della nostra immagine, della condizione dell’individuo, sempre bisognosa di stabilizzarsi in qualche modo. Secondo i curatori della mostra l’uso che Muñoz fa degli elementi fondamentali come l’acqua, l’aria e il fuoco, sono infatti legate ai cicli e alle manifestazioni trascendentali della vita, dell’esistenza, della morte.
Ascolto con la coda dell’orecchio le spiegazioni della visita guidata, che riempie la sala di bambini ansiosi e incuriositi, che termineranno l’attività del giorno con un laboratorio artistico. Avvicinarli all’arte, e alla cultura, rimane una grande forma di civiltà e di rispetto, e in questo l’Argentina è un paese esemplare.
Al piano inferiore, i cinque video controversi della celebre artista inglese Tracey Amin, presentata per la prima volta in America latina, mi hanno decisamente lasciata a bocca aperta, non so se per la delusione o per la sgradevolezza. Allora, per togliere il cattivo gusto, quale migliore alternativa che un buon pranzetto?
Alla piacevole location del Café des Artes del Malba, un tempo buonissimo ma ora notevolmente peggiorato in servizio e qualità, meglio scegliere il piccolo e simpatico Farinelli, a pochi passi dal museo, dove lo spazio e la scelta sono limitati, ma a scapito di un delizioso “almuerzo” (pranzo).