BelfagorChomsky e il negazionista Faurisson

Nel 1980 il linguista statunitense Noam Chomsky, sebbene contrario alle tesi esposte [nel volume], curò la prefazione dell'opera di Faurisson Mémoire en défense contre ceux qui m'accusent de falsif...

Nel 1980 il linguista statunitense Noam Chomsky, sebbene contrario alle tesi esposte [nel volume], curò la prefazione dell’opera di Faurisson Mémoire en défense contre ceux qui m’accusent de falsifier l’histoire. La question des chambres à gaz (“Memoria in difesa contro coloro che mi accusano di falsificare la storia. La questione delle camere a gas”) [La Vieille Taupe, Paris, 1980] sostenendo il principio della libertà di espressione di tutti, e quindi anche di Faurisson. Per questo Chomsky ricevette numerose critiche, alle quali rispose con le Réponses inédites à mes détracteurs parisiens (Risposte inedite ai miei detrattori parigini). (Wikipedia alla voce Robert Faurisson)

Proviamo a fare il punto con l’aiuto di Claudio Vercelli, Il negazionismo. Storia di una menzogna, Laterza, Bari 2013. A p. 83 leggiamo che Faurisson mette in discussione la natura di genocidio per gli assassini di massa praticati dai Khmer rossi tra il 1975 e il 1979. Il discorso così prosegue:

Data a quel periodo un’altra liaison che fece scalpore, quella con Noam Chomsky. Il noto linguista e cattedratico, esponente della sinistra liberal americana, aveva firmato una petizione promossa da Mark Weber, altro militante del negazionismo, a favore della “libertà di parola e di espressione” di Faurisson. Le forti reazioni suscitate dalla presa di posizione di Chomsky lo inducono a precisare il perché della sua scelta, indirizzando allo stesso Thion [sostenitore di Faurisson] sette pagine dedicate a Some Elementary Comments on the Rights of Freedom of Expression, dalle quali trapela indirettamente un qualche imbarazzo. Con espressioni singolari dichiara di non volersi esprimere in merito al lavoro del saggista francese, del quale afferma di non conoscere più di tanto né di nutrire “precise idee” al riguardo. Ciò non gli impedisce di sostenere che: “notiamo innanzitutto che anche se Faurisson fosse per ipotesi un antisemita scatenato o un filonazista fanatico [ciò] non avrebbe nessuna conseguenza sulla difesa dei suoi diritti civili […]. Come ho detto, non conosco bene i suoi lavori. […] Per quel che posso giudicare, Faurisson è una specie di liberal relativamente apolitico”. La stessa sorpresa per avere visto pubblicato come prefazione al Mémoire di Faurisson il suo testo non stempera l’affermazione di principio. Pierre Vidal-Naquet replicherà duramente al linguista americano, accusandolo di un atteggiamento superficiale al limite della disonestà intellettuale.

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