Cara Presidente Boldrini,
Capisco e solidarizzo con lei per gli insulti che costantemente riceve sul web. Comprendo che molti commentatori siano esaltati, altri semplicemente ignoranti, e nelle migliore delle ipotesi semplicemente perdigiorno, però bisogna capire e conoscere il mezzo. Non si può regolamentare maldestramente uno spazio comune solo perché non si conosce o non si comprende la struttura.
Lei dice giustamente che il web è come una strada, quindi bisogna fare delle leggi che tutelino tutti i pedoni. Corretto. Ma non c’è bisogno di leggi specifiche per la strada, così come non c’è bisogno di norme giuridiche particolari per i parchi pubblici, i pub, i cinema e gli hotel. Se vengo minacciato di morte in un ristorante, non cerco di certo tutela nel codice penale dei ristoratori, né faccio richiesta al parlamento per proteggermi dagli attacchi improvvisi di trogloditi con la bocca piena di cibo. Applico, banalmente, le regole che ci sono già. In un paese singolare come il nostro si senta sempre l’esigenza di promulgare codici e norme stravaganti; però le chiedo: non crede forse che la nostra ambiguità derivi da un’ostinazione a non trattare con semplicità e normalità tutti i nostri problemi? Nella nostra foga legislativa di regolamentare e ordinare tutto, siamo entrati all’interno di un vortice entropico-burocratico che nemmeno il buon vecchio Kafka avrebbe avuto la capacità di sceneggiare.
Allora? Allora la scommessa è quella di far rispettare le leggi vigenti pure all’interno delle chat e dei social network, così come per qualsiasi luogo pubblico. Se una persona mi diffama per strada, non è di certo perché non c’è un legge contro la diffamazione specifica per la strada. Sporgo denuncia. Semplice. Quindi, alla fine, il responso è piuttosto logico: Non bisogna trattare il mondo del web (locazione dialetticamente ridicola) in modo “speciale”, né cercare deroghe legislativa per poterlo regolamentare. Applichiamo le stesse leggi che valgono per tutti i luoghi.
Cosa bisogna fare? Rendere i magistrati in grado di risalire al diffamatore e applicare la semplice, ovvia e noiosa legge. Purtroppo nel nostro paese sono gli strumenti a mancare, non le regole. E quando ci sono gli strumenti, spesso, vi è una carenza di competenze e di voglia. Quindi, in futuro, cerchiamo di lanciare moniti meno ovvi. Certo, comprendo che una regolamentazione di uno strumento scomodo possa compattare l’intera maggioranza e rafforzare la fragilità del Governo. Ma credo che questo paese abbia dato abbastanza per far sì che il blocco democristiano si ricompattasse di nuovo, interpretando e derogando molte regole istituzionali. Anche in questo caso… la normalità non ci piace.