ABC. A-Always, B-Be, C-ClosingDismissioni pubbliche: c’era bisogno di una nuova SGR?

Come ha riportato ieri Il Sole 24 Ore è stato firmato il decreto di costituzione della SGR che gestirà il “fondo dei fondi” previsto dal decreto legge n. 87 del giugno 2012. L’obiettivo, nemmeno ta...

Come ha riportato ieri Il Sole 24 Ore è stato firmato il decreto di costituzione della SGR che gestirà il “fondo dei fondi” previsto dal decreto legge n. 87 del giugno 2012. L’obiettivo, nemmeno tanto nascosto, è di riuscire a incassare 15 miliardi all’anno, dalla valorizzazione e dalla vendita sul mercato degli immobili pubblici.

Sostanzialmente, secondo la relazione tecnica che ha accompagnato il decreto con cui il governo Monti ha istituito la Società di Gestione del Risparmio, lo Stato dispone di un patrimonio immobiliare vendibile di valore compreso tra 239 e 319 miliardi. Attenzione: questo range è così ampio proprio perché del tutto teorico. Spiego meglio: non ci sono numeri certi sulla reale consistenza del patrimonio immobiliare pubblico, pertanto il valore di mercato è del tutto virtuale.

Per adesso il (precedente) governo ha fatto piani concreti prudenziali. All’inizio la società – partecipata al 100% dal Ministero del Tesoro – avrà in dotazione un pacchetto di 350 immobili, del valore stimato di 1,5 miliardi di euro, da valorizzare, intendendo per valorizzazione l’individuazione nel patrimonio di Regioni e Comuni di immobili, oggi abbandonati, da ristrutturare, adeguare e mettere a norma, per poi essere messi a reddito, e, non, necessariamente, vendendoli. Ma per raggiungere l’obiettivo dei 15 miliardi annui è chiaro che l’intento finale è di vendere questi immobili poco alla volta, massimizzando il prezzo. Il tutto, è bene sottolinearlo, perché per l’opera di valorizzazione dovranno essere raccolti capitali da investitori istituzionali, in primis gli enti previdenziali, che dovranno essere adeguatamente remunerati. Una prospettiva, ad oggi, vista la situazione del mercato, del tutto teorica.

Al di là del meccanismo e dei tecnicismi (si parla di un “fondo dei fondi”), quello che mi lascia perplesso sono i motivi che hanno spinto alla costituzione di una nuova Società, con un nuovo management, quando già dal 2009 è operativa la Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR, società detenuta da Cassa Depositi e Prestiti per una quota di maggioranza del 70% e dall’ACRI e dall’ABI per una quota del 15% ciascuna, che attraverso il “Fondo Investimenti per l’Abitare” (FIA) ha raccolto, a marzo 2012, 2 miliardi e 28 milioni di euro, con l’obiettivo di investire nel settore dell’edilizia privata sociale per contribuire a incrementare l’offerta di alloggi sociali, a integrazione delle politiche di settore dello Stato e delle Regioni.

Se uno dei cavalli di battaglia del governo Monti è stata la spending review, non era più semplice che la CDP Investimenti SGR costituisse un nuovo fondo di investimento immobiliare per valorizzare gli immobili dello Stato, invece di creare una struttura societaria ex novo?

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