Firmare leggi di iniziativa popolare non serve a niente. A giudicare dall’iter di questi particolari istituti legislativi sembra proprio così. Con buona pace dei 50mila elettori che devono sottoscrivere ciascun disegno di legge, il Parlamento accantona sistematicamente ogni proposta.
Dal 2008 al 2013 sono stati depositati alle Camere ventisette progetti. Quasi tutte leggi di natura ordinaria, più due modifiche costituzionali. Bene, sono state portate a termine solo un paio di queste iniziative. Un disegno di legge è finito male, il Parlamento ha verificato l’insussistenza del quorum. L’altro – si occupava di rimborsi elettorali – è stato approvato in testo unificato con altri provvedimenti.
Le rimanenti venticinque proposte di legge sono rimaste in un cassetto. Dentro c’è di tutto. Centinaia di migliaia di firme per regolamentare il finanziamento della politica e riformare la geografia giudiziaria. Ma anche iniziative contro Equitalia, petizioni per adeguare gli emolumenti degli eletti in Parlamento e nelle amministrazioni locali alla media europea. Per ben quindici leggi di iniziativa popolare, pur essendo assegnate in commissione, non è mai iniziato l’esame. Una non ha avuto neanche questa fortuna. Ha atteso invano per tutta la legislatura senza mai approdare neppure in commissione. Nove proposte hanno iniziato l’iter legislativo, ma si sono fermate a metà strada.
E così sono state dimenticate le iniziative legislative sullo “sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima”, ma anche quelle per il “diritto all’apprendimento permanente”. Nulla da fare anche per gli italiani che chiedevano di “incrementare i trattamenti economici a favore degli invalidi civili”, e per chi sperava di dichiarare il territorio della Repubblica italiana “zona libera da armi nucleari”.
Intanto decine di migliaia di cittadini continuano a firmare leggi di iniziativa popolare. Nella legislatura da poco iniziata ne sono già state depositate ventitré. Si va dall’istituzione del reddito minimo garantito alle disposizioni per celebrare un referendum anti-euro (la raccolta delle sottoscrizioni è stata organizzata dalla Lega Nord). Alcuni sono gli stessi documenti già presentati negli anni scorsi. Il rischio che facciano la stessa fine dei precedenti resta alto.