Ieri mattina, all’età di 89 anni, è morto uno dei più importanti studiosi di Relazioni Internazionali del XX secolo: Kenneth N. Waltz. Autore di veri e propri ‘classici’ degli studi internazionalistici, il politologo statunitense ha avuto un ruolo centrale all’interno della disciplina nella seconda metà del Novecento. Waltz è infatti considerato il padre del neorealismo, ossia della concettualizzazione della politica internazionale come ‘sistema’.
In Man, the State and War (1959), egli individua tre prospettive – che definisce «immagini» – per spiegare le cause della guerra: la natura umana, la struttura interna dello Stato e il sistema internazionale. Pur se ciascuna di tali immagini offre un contributo importante per la comprensione di ciò che sta all’origine dei conflitti, Waltz ritiene che sia soprattutto la terza a essere decisiva. «La terza immagine», osserva in conclusione del suo primo lavoro, «descrive la struttura della politica mondiale, ma senza la prima e la seconda immagine non vi può essere conoscenza delle forze che determinano le azioni degli stati; le prime due immagini descrivono le forze che operano nella politica mondiale, ma senza la terza immagine è impossibile valutarne l’importanza o predirne i risultati».
Nel 1979, in Theory of International Politics, Waltz rafforza il modello sistemico, mostrando l’aspirazione alle ambizioni scientifiche che si erano diffuse con il comportamentismo. Egli concentra la propria attenzione sulla struttura del sistema internazionale ‘anarchico’. E’ quest’ultima, infatti, secondo l’autore, a costringere le unità che lo compongono – gli Stati, dotati di ‘forza relativa’ differente – ad agire per mantenere la sicurezza e per garantirsi la sopravvivenze.
Se l’approccio di Waltz rappresenta certamente un elemento di fondamentale importanza, non è comunque esente da forti limiti e numerose critiche. Tuttavia, l’ultima «immagine» di Waltz è certamente quella di un autore geniale e controverso che ha segnato la disciplina delle Relazioni Internazionali.