La schiena di GinoSyriana

Nel film Syriana del 2005, il regista statunitense Stephen Gaghan incrocia molteplici storie per raccontare sia il (dis)ordine del Medio Oriente, sia i tanti interessi che differenti Stati (e impr...

Nel film Syriana del 2005, il regista statunitense Stephen Gaghan incrocia molteplici storie per raccontare sia il (dis)ordine del Medio Oriente, sia i tanti interessi che differenti Stati (e imprese multinazionali) perseguono in una delicata regione geopolitica. Nella guerra civile che insanguina e devasta la Siria ormai da due anni non sono nascosti – come nella pellicola con protagonista George Clooney – affari petroliferi, ma la diversità (nonché l’eterogenesi) dei fini che guidano tanto le fazioni in lotta quanto i membri della comunità internazionale sembrano l’adattamento reale di un copione cinematografico.

Dopo che, soltanto pochi giorni fa, Stati Uniti e Russia avevano annunciato la volontà comune di organizzare una conferenza internazionale per cercare una soluzione al conflitto siriano, il Wall Street Journal rivela che Israele ha messo in guardia l’America sul fatto che proprio la Russia avrebbe raggiunto un accordo per vendere al governo di Assad un sofisticato sistema di difesa aerea. Si tratta di sei batterie di missili terra aria S-300, in grado di intercettare e abbattere aerei in un raggio di circa 200 km. Ma Putin, sempre secondo il WSJ, potrebbe anche decidere di vendere al regime di Damasco i più potenti missili SA-5, che sarebbero capaci di colpire i bombardieri americani fino alla base Nato nell’isola di Cipro. E ciò renderebbe molto più complicata sia la creazione di una no-fly zone, sia una sterilizzazione dell’aviazione di Assad.

Accanto a questi ‘giochi di potere’ internazionali (su cui ieri da Roma John Kerry è già intervenuto), bisogna poi registrare alcune notizie che vanno a complicare la situazione siriana, rendendo sempre più lontana una soluzione. Da un lato, le truppe di Assad hanno riconquistato il controllo della strategica città di Khirbet Ghazaleh. Situata sull’altopiano dell’Hauran, il centro è importante soprattutto perchè è da lì che passano i rifornimenti per la battaglia intorno a Damasco. Dall’altro lato, invece, sembra che – afferma il Guardian – le file del Free Syrian Army abbiano dovuto subire molte defezioni di propri combattenti a favore del fronte Jabhat al-Nusra (legato ad al-Qaida). Ben organizzato, armato e soprattutto spietato, quest’ultimo gruppo rischia di prendere definitivamente il sopravvento nella lotta contro Assad, non solo sancendo di fatto una radicalizzazione del conflitto, ma rendendo anche assai più difficile la strategia di sostegno dell’Occidente ad alcune componenti dell’opposizione.

In ogni film d’azione sono molteplici i colpi di scena e le amare sorprese. Purtroppo, dopo più di 70 mila morti e 1 milione e mezzo di rifugiati, la guerra civile in Siria non somiglia a una pellicola cinematografica, ma rimane la drammatica realtà.

Twitter: @LucaG_Castellin

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