Ilva: l’Europa dov’è?

Ancora una volta le ragioni della salute e dell'ambiente vengono messe all'angolo. L'annullamento della pur modesta AIA determina un colpo di spugna su tutte le prescrizioni ambientali, peraltro in...

Ancora una volta le ragioni della salute e dell’ambiente vengono messe all’angolo. L’annullamento della pur modesta AIA determina un colpo di spugna su tutte le prescrizioni ambientali, peraltro in molti casi totalmente disattese. Un colpo di spugna perfettamente coerente con le recenti dichiarazioni a Bruxelles del Sottosegretario Claudio De Vincenti secondo le quali la soluzione alla non applicazione dei termini delle prescrizioni si può risolvere semplicemente modificandone le scadenze.

Alla luce di quanto sta accadendo in Italia è urgente che il commissario all’ambiente Janez Potočnik si renda conto conto della situazione incontrando una delegazione di cittadini, associazioni e ambientalisti mettendo magari in cantiere una visita a Taranto nelle prossime settimane.

Le reazioni di Confindustria sono altrettanto scandalose. Parlando di attentato al diritto di impresa e di rischi di vedere diminuire le possibilità di investimenti esteri con il nuovo decreto, si opera una rimozione inaccettabile dei gravissimi reati di cui sono accusati i Riva, e delle persistenti violazioni degli impegni presi da parte del gruppo industriale.Sono questi gli imprenditori che meritano di essere difesi a spada tratta? È questo l’ambiente favorevole per l’investitore straniero? Non mi pare proprio.

Inoltre è sorprendente vedere come il Governo abbia voluto ancora una volta sconfessare la magistratura, con un atto che cancella il sequestro dei beni della famiglia Riva, beni non legati peraltro alla produzione a Taranto, i beni si sarebbero potuti vincolare alla bonifica dei siti. Sulla bonifica infatti ad oggi non si intravede nessuna prospettiva seria. Ci troviamo ancora una volta di fronte ad un decreto salva-Riva più che salva -Taranto.

Si tratta di uno stato di illegalità anche rispetto alle regole europee, denunciata dalle associazioni ambientaliste tarantine e nazionali, che noi sosteniamo, con l’aggravante delle condizioni di grave pericolo e disagio denunciate dai lavoratori stessi che denunciano condizioni di lavoro insicure.

I Verdi, nei giorni scorsi hanno depositato un’interrogazione scritta urgente alla Commissione in cui si chiede se il decreto sia in linea con l’articolo 18 della direttiva comunitaria in materia di emissioni industriali, anche alla luce dello stato di non attuazione delle prescrizioni del 2012. L’interrogazione chiede di verificare se le autorità italiane abbiano violato le norme comunitarie in materia di responsabilità ambientale anche in seguito alla decisione del governo di accettare i ritardi alle prescrizioni.

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