La schiena di GinoSiria, le strategie convergenti di Obama e Putin

Nel 1989, Arthur Hiller portò nelle sale cinematografiche Non guardarmi: non ti sento. Una commedia degli equivoci che raccontava le assurde avventure di un cieco (Richard Pryor) e un sordo (Gene ...

Nel 1989, Arthur Hiller portò nelle sale cinematografiche Non guardarmi: non ti sento. Una commedia degli equivoci che raccontava le assurde avventure di un cieco (Richard Pryor) e un sordo (Gene Wilder). Accusati ingiustamente di omicidio e braccati dalla polizia, i due sfortunati protagonisti erano anche perseguitati dai veri e spietati assassini che intendevano ucciderli. La divertente pellicola del regista canadese ben si adatta a sintetizzare le mosse di Barack Obama e Vladimir Putin sulla Siria. Da una parte gli Stati Uniti (il cieco), dall’altra la Russia (il sordo) sembrano avere davvero tante difficoltà a comprendersi reciprocamente.

Nell’apparente incomprensione tra Washington e Mosca, però, è racchiuso il segreto delle loro strategie convergenti. Entrambi i Paesi, infatti, in un orizzonte improntato a una schietta Realpolitik, mirano principalmente a mantenere lo status quo in Medio Oriente (regione geopolitica sempre anelante al disordine). Obama e Putin vogliono evitare che si possa creare un vuoto di potere in Siria.

Il primo, come sottolinea giustamente David Ignatius sul Washington Post, vuole ritardare la fine di Assad per favorire il rafforzamento del fronte moderato del Generale Idriss, piuttosto che conseguire una vittoria che rischi concretamente di avvantaggiare i gruppi salafiti (attualmente più forti). Mentre il secondo, difendendo la vendita di armi ad Assad, vuole evitare di perdere un prezioso alleato nella regione.

Pertanto, come nel film con l’irresistibile coppia Pryor-Wilder, anche nella contrapposizione tra America e Russia sulla Siria continueremo ancora ad assistere a uno sconclusionato dialogo tra un cieco e un sordo. Tuttavia, esattamente come in Non guardarmi: non ti sento, i protagonisti riescono paradossalmente – al di là di tutti i distinguo delle diplomazie ufficiali – a intendersi assai bene. Con un’unica, ma sostanziale differenza: in questo caso, per la Siria (e, sempre di più, per il Libano e la Giordania), non c’è proprio nulla da ridere.

Twitter: @LucaG_:Castellin

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