Tutti gli uomini sognano: ma non nello stesso modo. Coloro che sognano di notte, nei recessi polverosi delle loro menti, si svegliano di giorno per scoprire la vanità di quelle immagini: ma coloro i quali sognano di giorno sono uomini pericolosi, perché possono mettere in pratica i loro sogni a occhi aperti, per renderli possibili.
Così Thomas Edward Lawrence, passato alla storia come Lawrence d’Arabia, affermava nel libro di memorie The Seven Pillar of Wisdom. Dal volume, pubblicato integralmente soltanto nel 1936, sarà tratto anche il leggendario film del 1962 diretto da David Lean e interpretato da Peter O’Toole e Omar Sharif. L’ufficiale inglese confessava di esssere uno di quegli uomini pericolosi che sognano durante il giorno. Le sue imprese belliche alla guida della resistenza araba (sostenuta clandestinamente dal governo britannico) contro la dominazione ottomana lo dimostrano apertamente. Egli, fra il 1916 e il 1918, comanderà le sue truppe fino a Damasco.
Ed è proprio la Siria ad accomunare il romantico sognatore T.E. Lawrence e il moderno sognatore Barack Obama. Fin dall’inizio del suo primo mandato, il Presidente degli Stati Uniti ha sognato ad occhi aperti un Medio Oriente diverso e (forse) inesistente. Tuttavia, dal celebrato discorso de Il Cairo nel 2009 alla disastrosa strategia verso la Siria, sembrano passati secoli.
L’approccio di Obama al conflitto che infiamma il Paese ormai da più di due anni – come osserva David Ignatius sul Washington Post – è sconcertante. Contraddittorio e insicuro, il Presidente americano vuole (anche giustamente) appoggiare il debole esercito del Generale Salim Idriss, ma deve fare i conti con la forza destabilizzante e feroce dei jihadisti. E’, infatti, il proliferare dei combattenti ‘stranieri’ nel nome di Allah che rappresenta la vera cartina di tornasole di una guerra civile – o, forse già dall’inizio, per procura – a lungo snobbata è ormai giunta a una situazione senza via d’uscita. Piuttosto che armare i ribelli (mossa che potrebbe, molto probabilmente, allungare ancora di più il dramma del popolo siriano), è opportuno – come sottolinea Riccardo Redaelli su Avvenire – guardare a una soluzione ‘politica’ attraverso un accordo internazionale.
Soltanto quest’ultima opzione – già ribadita dal nostro Ministro degli Esteri, Emma Bonino – rappresenta una risposta alla crisi siriana. E’ allora importante che anche il ‘sognatore a occhi aperti’ Obama si svegli, affinchè i suoi sogni non si trasformino irreparabilmente in incubi per l’intero Medio Oriente.