E alla fine il deputato socialista perse la pazienza. Aula di Montecitorio, fine seduta, un’ora fa. Il parlamentare napoletano Marco Di Lello, eletto con il Partito democratico ma esponente del Psi, chiede la parola. «Signor presidente, non vorrei scendere molto di livello». Il tono della voce visibilmente infastidito. «Purtroppo c’è una deputata, che appartiene evidentemente a quest’Aula, che non ha il coraggio di esprimerci le sue opinioni qui, ma scrive su Facebook che il partito che mi onoro di rappresentare è un partito che ha un know-how in termini di ruberie».
Mistero sul nome dell’interessata, anche se i presenti giurano che Di Lello sia rivolto insistentemente verso i banchi del Movimento Cinque Stelle. La sfuriata prosegue. L’offesa al Partito socialista, sia pure consegnata al social network, al deputato non va giù. «Essendo lei ignorante – continua Di Lello rivolgendosi all’anonima collega – sarebbe fatica sprecata darle lezioni su cosa in termini di democrazia ha portato il PSI a questo Paese. Le chiedo solo che venga a dircelo qui, se le si può fare tramite, perché oggi era assente. Spero un’assenza non retribuita».
Illuminato, il deputato socialista assicura che non ci saranno vendette. «Non la querelerò, perché essendo voltairiano credo che anche quelle come lei possano esprimere idee. Ammesso che questa possa essere un’idea. La aspetterò qui per darle lezioni di onestà, trasparenza e democrazia».