Nel 1639, vennero pubblicate a Roma Les considérations politiques sur les coups d’état. Quest’opera è considerata il capolavoro di un importante autore della Ragion di Stato, Gabriel Naudé. Dopo aver enunciato le maximes d’état, l’intellettuale francese espone il concetto dei coups d’état. Secondo Naudé, mentre per le maximes l’esplicazione dei motivi precede l’azione, i coups arrivano come il fulmine prima del tuono (l’azione precede infatti la spiegazione). I coups d’état devono essere sempre dettati dalla necessità e attuati nella massima segretezza: sono misure estreme per difendere lo Stato.
L’esempio che l’autore porta a sostegno della sua tesi è quello della notte di San Bartolomeo, quando nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572 furono massacrati, a Parigi e in provincia, diverse migliaia di ugonotti. Anzi, egli ritiene che il coups d’état attuato contro questa minoranza durante le guerre di religione in Francia fu troppo limitato, perchè non arrivò a eliminare tutti i capi ugonotti.
Quello che si è consumato l’altra notte in Egitto è un passaggio storico che si pone a metà strada tra le maximes (d’altronde, dientro l’ultimatum al Presidente era già stata esposta una road map politica) e i coups (non tanto per la segretezza, quanto piuttosto per la volontà dell’Esercito – il vero padrone del Paese, come spiega Giuseppe Acconcia – di difendere lo Stato). Inoltre, il colpo di Stato contro Morsi mostra anche un’altra analogia con la riflessione di Naudé: nelle intenzioni del ceto militare – che, ‘ascoltando’ il popolo, ha di fatto difeso lo Stato – c’è la volontà di ‘eliminare’ i Fratelli Musulmani dalla scena politica (gli arresti di numerosi e importanti leader ne è la prova).
Nell’inedita democrazia ‘marziale’, inaugurata sulle rive del Nilo, non solo si rende evidente il fatto che – come avevo già sottolineato prima dello scadere dell’ultimatum – i militari vogliono ricoprire il ruolo di ‘guardiani’ laici della rivoluzione, ma appare anche e soprattutto il rischio – per le tensioni (o le violenze) che ciò potrebbe scatenare – di escludere una formazione politico-sociale che possiede un notevole seguito nel Paese. Seppur i Fratelli Musulmani si siano resi colpevoli – come ha sottolineato Riccardo Redaelli su Avvenire – di un’evidente bulimia politica nel periodo post-Mubarak, la decisione di renderli inoffensivi potrebbe condurre a nuovi (e assai preoccupanti) estremismi.
La Francia del XVI secolo e l’Egitto del XXI secolo sono certamente due mondi molto lontani. Ma, forse, non fa male rileggere Gabriel Naudé a Il Cairo, anche per Morsi e i suoi Fratelli (Musulmani).