Non solo Silvio Berlusconi. Adesso a rischiare il posto in Parlamento è il senatore Niccolò Ghedini, suo legale di fiducia. O almeno così sono convinti gli esponenti del Movimento Cinque Stelle, pronti a chiedere la decadenza del più celebre avvocato del Cavaliere (nonché membro del gruppo Pdl a Palazzo Madama). L’idea è venuta all’ex capogruppo grillino Vito Crimi. Sulla sua pagina facebook, questa mattina il senatore pentastellato ha spiegato nei dettagli lo scenario.
Il procedimento è parallelo al dossier sull’incandidabilità del Cavaliere, che la Giunta per le elezioni del Senato dovrà affrontare a settembre in seguito alla condanna della Cassazione per la vicenda Mediaset. Stavolta il decreto anti-corruzione del ministro Severino non c’entra. Se Niccolò Ghedini rischia il posto – ammesso che lo rischi davvero – è a causa di un’altra norma. La legge 361 del 1957. Secondo la disposizione – vecchia di quasi sessant’anni – Silvio Berlusconi non sarebbe eleggibile in quanto «titolare tramite sue aziende di concessione pubblica». Così ricorda Crimi.
Eppure, si scopre adesso, se la Giunta dovesse votare la sua ineleggibilità, l’ex premier non sarebbe il solo a lasciare il Parlamento. «Il comma 3 dell’articolo 10 della legge 361/1957 – scrive ancora Crimi – prevede che anche i legali dei soggetti ineleggibili di cui al comma 1 sono ineleggibili». Testo di legge alla mano, il ragionamento del grillino non fa una piega. All’articolo 10 della norma citata, si annoverano tra i non eleggibili anche «i consulenti legali e amministrativi che prestino in modo permanente l’opera loro alle persone, società e imprese di cui ai nn. 1 e 2 vincolate allo Stato nei modi di cui sopra».
È solo una polemica estiva? Il rappresentante grillino, componente della Giunta per le elezioni del Senato, sembra convinto di quel che dice: «Occorrerà valutare la posizione del suo avvocato Ghedini – scrive ancora – che ricordiamo è senatore e come Berlusconi si è visto in aula 4 volte in 4 mesi».