Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che gli Stati Uniti “devono intervenire militarmente” in Siria. Tutto è pronto. Manca soltanto l’ordine per l’attacco. Ma dal momento che l’America è un Paese democratico, Barack Obama ha aggiunto che cercherà “l’autorizzazione dai rappresentanti del popolo americano al Congresso”.
Una dichiarazione amletica che dal punto di vista ideale (e, soprattutto, formale) è ineccepibile. Tuttavia, dopo la retorica sul superamento della “linea rossa” sulle armi chimiche, le parole di Obama non possono non apparire ipocrite.
Sono ipocrite perchè la guerra civile (ormai una vera e propria guerra per procura) dura da più di due anni, ha causato più di 100.000 morti e un numero indefinito di rifugiati. Prima del ricorso ad armi chimiche da parte del regime di Assad, nulla è stato fatto (non sono per colpa dell’America, ma anche di una struttura istituzionale della comunità internazionale ormai cristallizzata). Non c’è una strategia sulla Siria, oltre che sull’intero Medio Oriente.
Ma sono ipocrite, soprattutto, perchè trincerandosi dietro al voto del Congresso, Obama sembra voler nascondere l’incredibile inadeguatezza della sua leadership. Qualora i rappresentanti del popolo americano dovessero seguire l’esempio dei loro colleghi britannici, che cosa farà Obama?
Si straccerà sicuramente le vesti, ma al tempo stesso tirerà un sospiro di sollievo. Avrà ancora una volta urlato la propria indignazione, senza sporcarsi le mani (come, sbagliando sull’Iraq, fece il suo “maledetto” predecessore Bush). Anche se, molto probabilmente, un tale risultato non rafforzerà la credibilità degli Stati Uniti nel mondo.
Sono contrario a un intervento in Siria. I rischi di un effetto domino sull’intera regione sono infatti più grandi dei possibili benefici. Se qualcosa (come una no fly zone) doveva essere fatta, andava fatta all’inizio delle ostilità. Ormai, anche per gli equilibri interni della Siria, il possibile prevalere dei jihadisti è un pericolo assai elevato. Dal momento che non è stato fatto niente, ormai occorre perseguire la strada della politica e del dialogo. E’ una strada difficile. Ma più concreta e lungimirante. La sconfitta militare di una delle parti in lotta sembra più risolutiva. Tuttavia, non porterà una pacificazione nel Paese e nella regione.
Un (più o meno) probabile strike contro Assad non cambierà le sorti del conflitto. Servirà soltanto a far passare notti più tranquille ai tanti idealisti che guardano alla Siria senza alcun realismo. Di sicuro, però, appare incredibile l’ipocrisia “democratica” di Obama.
Twitter: @LucaG_Castellin