Nella serata di ieri, con un’operazione trasparenza inedita, è stato pubblicato sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze un documento riportante nove ipotesi di riforma, e subito sono iniziati i fuochi incrociati a livello politico. Stamani mi ha colpito però questa notizia apparsa sul Nuovo Quotidiano di Puglia, dove a Lecce 30mila case sconosciute al fisco determinano ogni anno 240 milioni di euro di mancante entrate per lo Stato, e allora mi son chiesto: perché si continua a parlare di IMU prima casa, e non delle case fantasma?
Facciamo un po’ di storia. Lo scorso 30 novembre 2012, sulla Gazzetta Ufficiale n.° 280, era stato reso noto l’elenco di quei Comuni in cui erano stati rilevati immobili esistenti ma non denunciati regolarmente al Catasto. Oltre alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il Decreto legge 16/2012 aveva stabilito che per le unità immobiliari a cui era stata attribuita la rendita presunta (cioè appunto le case fantasma, individuate dall’Agenzia del Territorio con il lavoro di aerofotogrammetria e sovrapposizione di foto e mappe nei due anni precedenti) si doveva presentare domanda di aggiornamento catastale entro 120 giorni dalla pubblicazione del comunicato in Gazzetta Ufficiale.
Facciamo qualche numero. Al 31 dicembre 2011 l’indagine aveva prodotto risultati lusinghieri (e preoccupanti allo stesso tempo) con l’individuazione di 2.228.143 particelle del Catasto terreni, nelle quali si era constatata la presenza di potenziali fabbricati non presenti nelle banche dati catastali. Al 30 aprile 2011, i tecnici dell’Agenzia avevano già completato l’accertamento su 1.065.484 particelle. Nell’arco temporale compreso tra il 2 maggio e la fine del 2011, era stato avviato il processo di attribuzione della rendita presunta sulle rimanenti 1.162.659 particelle, attraverso l’individuazione della destinazione d’uso e di altri parametri tecnico-estimali degli immobili. L’intera operazione ha consentito di individuare 1.081.698 unità immobiliari di diverse tipologie a cui è stata attribuita una rendita (definitiva o presunta) pari a 817,39 milioni di euro.
A fronte di questi numeri il Dipartimento delle Finanze ha stimato che la maggiore rendita iscritta determini un maggiore gettito quantificabile, ai fini IMU, in circa 356 milioni di euro, ai fini dell’imposta sui redditi (IRPEF e cosiddetta “Cedolare secca”) in circa 110 milioni di euro e ai fini dell’Imposta di registro sui canoni di locazione pari a circa 6 milioni, per un gettito stimato complessivo, erariale e locale, pari a circa 472 milioni di euro. A questo importo vanno aggiunte le somme recuperabili in modo retroattivo, fino a 5 anni, a meno che il proprietario non dimostri che l’immobile ex-fantasma esista da meno tempo. Facendo un rapido conto, si parla di circa 2 miliardi per quest’anno, come ricorda Italia Oggi.
Ora, se il peso dell’IMU prima casa è stimato in circa 4 miliardi di Euro, e si parlato di recuperi pari a 2 miliardi di euro, non è forse il caso di concentrarsi su cosa effettivamente può già essere fatto con gli strumenti che lo Stato ha già a disposizione? La riforma del Catasto è importante, e anche questi dati lo dimostrano ancora una volta, ma forse, per la politica nostrana è meglio nascondersi dietro il paravento dell’IMU.