Trentadue anni fa, l’America faceva ancora i conti con lo scandalo del Watergate del decennio precedente e ci volle tempo prima che delle risposte fossero date a chi voleva saperne di più in materia di privacy. Bill Petrocelli, studente di legge a Berkeley, alle prese con una carriera da avvocato al servizio dei più poveri nella zona di Alameda, quelle risposte aveva già cominciato a raccoglierle, esplorarle prima di metterle in un libro, dal titolo “Low Profile: How to avoid the Privacy Invaders”.
Incontro Bill Petrocelli nella sua “seconda” (almeno cronologicamente) libreria, stesso nome della prima ma molto più giovane di quella della North Bay, nata trent’anni fa per scelta della moglie. “Il passaggio del libro” dentro il Ferry Building è qui da 10 anni, da quando cioè la struttura che si affaccia sulla Baia di San Francisco è stata rinnovata. Bookseller ma anche, e soprattutto, scrittore: Bill, un tempo avvocato, ha scritto il suo primo libro nel 1981.
Che cosa l’ha spinta a scrivere un libro di questo tipo?
Nessuno prestava attenzione alla questione della privacy all’epoca. Per me era piuttosto allarmante vedere persone usare il computer, cercare informazioni per poi metterle in un network, senza che nessuno potesse far nulla per impedirglielo. A questo meccanismo, gli americani hanno cominciato a dare importanza solo negli ultimi sei mesi. Nel mio caso, cominciai a pensarci con la fine dell’amministrazione Nixon. L’idea che si abusasse del proprio potere per spiare gli altri mi faceva paura. Inoltre, lavorando in ambito sociale (ndr Bill esercitava la sua professione da avvocato presso un’associazione di Alameda per garantire assistenza legale ai residenti più poveri, aiutandoli a rivendicare i propri diritti in sede giudiziaria), vedevo agenzie di credito prendere informazioni sulle persone senza chiedere alcun permesso. Quell’atteggiamento mi disturbava molto.
Ha una sua nozione di privacy?
Penso sia piuttosto difficile da definire, ma certo è l’unico modo a disposizione per essere sicuri che nessuno abbia informazioni che vogliamo restino riservate. Mantenere un certo controllo e non sentire il peso di chi invade la tua sfera personale è fondamentale.
Nel suo libro, afferma che “La tecnologia continua ad essere l’alleato del cosiddetto snooper, dello spione.”
Esatto. La mia teoria all’epoca era che, nel futuro, gli intrusi della privacy non solo sarebbero diventati più efficienti nell’ottenere le informazioni che volevano, ma anche più bravi a nascondere qualsiasi traccia. Inoltre già allora il computer ci stava privando della protezione necessaria, ma la colpa era anche di noi utenti, che facevamo circolare le nostre informazioni personali nelle banche dati pubbliche e private, dando accesso a chiunque ai nostri dati personali.
Come vede la situazione oggi?
Oggi il problema è molto più grosso. E si divide, a mio avviso, in due parti: una riguarda il governo che spesso vìola la privacy dei suoi cittadini. Qui in America il più delle volte sento dire: “Il governo vìola la privacy per proteggerti dal terrorismo e dalla guerra” e le persone accettano senza troppi problemi. Ti dicono che è giusto controllare ogni singola email o telefonata per trovare il terrorista di turno e tu accetti. Questo sistema è sbagliato. Devi prima provare che ci sia un pericolo, andare davanti a un giudice che ti da’ il via libera e poi procedi. L’altra parte della questione riguarda le grosse aziende: quando ho sentito di Google e Facebook dare informazioni dei propri utenti al governo americano, ci son rimasto male. Pensavo a tutte quelle persone che, fidandosi di queste grosse aziende, usano i social media e inseriscono i propri dati personali, che vengono poi trasmessi – a loro insaputa – alla NSA.
Qual è stata la sua prima reazione quando ha sentito del datagate e della NSA?
Indignazione. Non immaginavo la NSA potesse arrivare a tanto. Si sono rivolti a un’agenzia privata, hanno letto email e ascoltato telefonate. Penso che Snowden abbia fatto bene a svelare tutto. Ha adempiuto al servizio pubblico, dicendoci come stanno veramente le cose. Prima si diceva che i servizi della NSA avessero ascoltato solo persone che potevano minacciare la nostra sicurezza, oggi scopriamo che non è vero, perché spiavano leaders di altri paesi come la Merkel, il presidente francese e i governanti brasiliani. Non si può giustificare tutto in nome della sicurezza nazionale. E’ vero che bisogna scoprire i piani dei terroristi prima che si realizzino, ma se stai spiando ogni email o ascoltando delle telefonate, potrai anche trovare un terrorista, ma stai comunque limitando la libertà dei tuoi cittadini.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Proteggere la propria privacy richiede un lungo processo. Ci sono persone nel Congresso che hanno il potere di cambiare il sistema. Dovremmo essere in grado di assegnare dei nomi ai terroristi ma, allo stesso tempo, far luce su come vogliamo realizzare la lotta al terrorismo e non farlo allo scuro di tutti. Quando si lasciano fare le cose di nascosto, è lì che nasce il rischio che qualcuno abusi del suo potere.
L’ultimo libro di Petrocelli, The Circle of Thirtheen, una storia di terrorismo e corruzione ambientata nel 2082, è stato presentato da un’ospite d’eccezione, quella Isabel Allende che da anni, ovvero dal suo trasferimento in California, ha fatto del Book Passage di Corte Madera la sua libreria preferita. Quando si parla della scrittrice cilena, a Bill scappa il sorriso. Amici da troppo tempo, condividono la passione per la lettura e la scrittura, e forse anche per questo il regalo più bello è sapere che il libro abbia avuto da Isabel la prima approvazione.
Alcuni l’hanno definita un profeta, se non altro perché è riuscito a mettere in guardia sulla minaccia alla privacy. Lei come si autodefinisce?
Mi piace considerarmi uno scrittore e un libraio, certo non un profeta! Il mio ultimo libro l’ho scritto per intrattenere il lettore, ma anche per esprimere le mie opinioni. Volevo scrivere qualcosa sulla corruzione finanziaria ed esplorare il ruolo delle donne nella società moderna. Questo libro è un romanzo, ma anche un thriller e il ritratto di diversi personaggi della nostra epoca. E’ un romanzo di idee che cela la speranza di un mondo diverso, almeno fra sessanta anni.