La notizia ha già fatto il giro del mondo, ed è stata rilanciata anche da alcune agenzie in Italia, seguite a ruota da un numero crescente di testate. Non si può restare indifferenti di fronte alla storia di Miles Scott, bambino californiano di cinque anni, malato di leucemia linfoblastica acuta sin dall’età di venti mesi. Il quale, dopo aver terminato i trattamenti di chemioterapia lo scorso giugno, nella giornata di venerdì ha potuto finalmente coronare il suo sogno. Grazie alla Fondazione “Make-A-Wish”, organizzazione non profit a stelle e strisce che si occupa di esaudire e trasformare in realtà i desideri dei bambini affetti da gravi malattie, Miles ha potuto, per qualche ora, vestire i panni di un supereroe e, in particolare, di Batman, il suo preferito. Un uomo pipistrello in miniatura, per mantenere sicura la città: Batkid.
Ma non è stato un semplice travestimento, come a Carnevale o Halloween. Perché per l’occasione, grazie alla collaborazione di oltre undici mila volontari, Make-A-Wish ha organizzato l’evento fin nel minimo dettaglio, trasformando San Francisco in una riproduzione di Gotham City e affiancando il piccolo Miles a un Batman in carne ed ossa, per combattere il crimine per un’intera giornata, iniziata con il videomessaggio del capo della polizia di San Francisco Greg Suhr, e culminata con il salvataggio di una donna, l’arresto del malvagio Riddler (durante una rapina in banca) e con uno sventato rapimento da parte del Pinguino, storico arci nemico dell’eroe dei fumetti DC Comics. Il tutto, assieme alla complicità delle autorità cittadine, con il Sindaco Ed Lee che, a fine giornata, ha consegnato le chiavi della città a Batkid; dei media, con il San Francisco Chronicle che ha distribuito una prima pagina speciale del quotidiano con il titolone “Batkid salva la città”; di privati cittadini, con la donazione, da parte di due facoltosi californiani, di altrettante Lamborghini colore nero per l’occasione trasformate in Batmobile.
Il risultato è andato al di là delle aspettative, con una folla festante di oltre settemila persone scese in strada per accogliere Batkid (accompagnato dal fratello minore, travestito da piccolo Robin, ovviamente), dando vita a un fenomeno che, grazie a Internet e ai social network (gli hasthag #SFbatKid e #BatKid sono diventati in breve tempo trend), è diventato viral. La Casa Bianca ha lanciato un tweet incoraggiando il piccolo eroe (“Go get’em!”, ovvero “Acciuffali!”), e successivamente sono arrivati anche i complimenti del Presidente Barack Obama, che in un breve video su Vine si è complimentato con il bambino pipistrello per aver salvato Gotham City. Oltre all’inquilino della Casa Bianca, ringraziamenti sono arrivati ovunque dal mondo politico, dalla Senatrice Dianne Feinstein a Nancy Pelosi, passando per Ted Cruz e Patrick Leahy. Per Miles – pardon, BatKid – anche una menzione sul sito del Dipartimento di Giustizia.
“Di gran lunga la migliore storia della giornata”, ha commentato il deputato John Barrow. Una definizione alquanto azzeccata, che ben sintetizza quanto avvenuto. Una vicenda di soliderietà e sperenza, che è servita a esaudire il desiderio di un bambino, ha mobilitato una città, e ha commosso un’intera nazione. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi, diceva Bertolt Brecht. E, se vogliamo essere meno colti e un po’ più pop, Tina Turner cantava “We don’t need another hero”. Probabile che entrambi avessero le loro ragioni. Ma, nel caso di BatKid, ci sia consentita un’eccezione.