Ho comprato questa mattina una palla per il gioco del Polo. É in uno speciale legno leggerissimo ma resistente, almeno per una partita, ai colpi di mazza che gli arrivano dai giocatori. Non gioco a polo né la signora a cui è destinata gioca a polo. È un bell’oggetto che forse porta fortuna e che, comunque, arriva dall’Argentina evocando la vita sportiva dei ricchi estancieros. Nel clima depresso e vagamente pauperistico del nostro paese val la pena ricordare che ci sono nel mondo ancora persone ricche che possono dedicarsi a sport sofisticati per cui necessitano cavalli speciali molto veloci ma docili capaci cioè di scarti improvvisi ma anche di scatti altrettanto improvvisi. Un cavallo da polo buono può costare delle cifre importanti, una palla come la mia dura una sola partita. È costata 32 dollari. Le donne che assistono alle partite di polo sono molto belle e chic, quando non lo sono è perché sono molto ricche.
All’inizio del 2014 anche io per qualche minuto posso sognare di essere un ricco estanciero giocatore di polo. Solo sognare naturalmente, in tutta la mia vita non ho mai avuto un soldo e non avrei mai potuto comprarmi uno di quei simpatici cavallini da polo. D’altra parte, in questo paese la pressione fiscale ufficiale è mediamente tra il 44 e il 47 per cento ( secondo chi fa i calcoli) ma in realtà se uno osa fare benzina, comprare una bottiglia di whisky, possedere una casa, fare un atto notarile o giudiziario, la sua pressione fiscale arriva anche al 70%. Il che vuol dire, per un reddito medio, scordarsi qualsiasi cosa che abbia qualche attinenza con il lusso: sia, una volta tanto, un bel sigaro Avana, una giacca di cachemire, una bottiglia di Champagne o, per finire, un pranzo in un buon ristorante.
La pressione fiscale nel nostro paese ormai da molti anni ha come risultato lo schiacciamento del ceto medio e il suo impoverimento. La grande fascia borghese, quello che una volta era il punto di riferimento sociale, dove le classi minori salivano e, a poco a poco, si creava la cosiddetta società capitalista, nel senso ( mi raccomando) anglosassone della parola, oggi nei fatti non esiste più in Italia, salvo una fascia arrogante e dispotica che non paga le tasse e per conseguenza si arricchisce a go go.
Adesso non vorrei, orrore, dire qualche cosa che possa assomigliare a quanto dice il Cavalier Berlusconi, che però lo dice solo per ragioni di demagogia elettorale senza capirne il contenuto, come dimostra il fatto che non ha fatto nulla per impedire quanto sto per dire. Cioè che la società che stiamo vivendo verrà sempre più, seguendo questa tendenza ad assomigliare alla società sovietica, cioè tutti poveri salvo quelli che rubano perché sono collegati in qualche modo con il potere politico. È troppo forte lo so, ma recentemente è stato fatto un paragone tra quello che guadagnano le posizioni apicali nei ministeri del nostro paese e le stesse posizioni in Inghilterra: c’è una differenza in favore dei nostri burocrati tra il 40 e il 70 % nella remunerazione. Le nostre leggi sono tra le peggiori del mondo.
È stato fatto il rapporto tra quello che guadagnano i nostri magistrati e quello che guadagnano i magistrati inglesi: anche lì ci sono enormi differenze a favore dei nostri. La giustizia italiana si caratterizza come la peggiore d’Europa.
Anche questo può fare assomigliare il nostro paese a quello che era la defunta unione sovietica.
Non siamo però sempre pessimisti come l’età, il carattere e il conto in banca ci potrebbero portare ad essere. Una cosa con la vecchia URSS abbiamo però in comune, l’eccellenza dei nostri conservatori musicali. Ma di musica si può vivere? Sì, di musica si può vivere e di sogni. Dopo una certa età non di speranze. Però quei quarantenni twitteristi che si apprestano, pugnalandosi a vicenda, a guidare il nostro paese possono, data l’età, coltivare ancora la speranza. I conservatori funzionano bene dunque, come si dice, chi vive sperando muore cantando.