Il consumo collaborativo sta scardinando i vecchi paradigmi della mobilità. Ha stravolto in pochi mesi assetti rimasti pressoché immutati da decenni e osato pestare i piedi a sistemi corporativi che finora hanno detenuto un monopolio di fatto nel settore. Tutto questo fa dei trasporti, per le realtà dello sharing, l’ambito più stimolato e stimolante. Se uno studio recente di Duepuntozero Doxa sul consumo collaborativo dice che il 13% della popolazione ha utilizzato almeno una volta i servizi di condivisione e ci si sta avvicinando al tipping point per la diffusione di un vero e proprio fenomeno (15%), l’impressione è che il mondo della mobilità abbia già ampiamente superato questa soglia.
L’“ecosistema digitale” in cui viviamo ha cambiato le abitudini di spostamento degli italiani e quello che sta avvenendo a Milano, in particolare, dimostra come il nostro paese sia aperto a nuove soluzioni di mobilità collaborativa. Se i milanesi, anche i più pigri, i più diffidenti, persino i cinquanta-sessantenni presumibilmente respingenti verso la tecnologia in generale e le app in particolare, hanno imparato a familiarizzare con termini come ride sharing o peer-to-peer è perché si sono accorti che conviene.
Nel capoluogo lombardo infatti è già car sharing mania: lo dicono le performance messe a segno da Enjoy e Car2go. Il primo (italiano) con le sue Cinquecento ha registrato in poco più di un mese dalla partenza ben 30mila iscritti; il secondo (tedesco) schiera 60mila abbonati e 25mila Smart noleggiate a settimana. A sette mesi dall’avvento di questo tipo di servizi sono all’incirca 100mila i milanesi che risultano abbonati a uno o più provider di auto condivise. E mentre Palazzo Marino si compiace del fatto che la sua città sia ormai diventata “la capitale italiana dello sharing” altri attori si preparano scendere in campo. Accanto ai due concessionari pubblici (Atm con GuidaMi e Trenord con Evai) e alle due aziende private (appunto Car2go e Enjoy) dal primo maggio inizieranno a circolare le Volkswagen UP! brandizzate da Twist.
Certo la novità non è arrivata senza contraccolpi. Per i tassisti milanesi, per esempio, l’americana Uber (l’app per smartphone che offre in tempo reale un servizio di noleggio con conducente) è peggio del fumo negli occhi. L’hanno accusata di concorrenza sleale chiedendo un intervento delle istituzioni e minacciando a più riprese scioperi selvaggi. Ma come sottolinea un articolo di Massimo Sideri sul Corriere della Sera, “la città a mobilità multipla è ormai una realtà senza ritorno” e piuttosto che levare scudi contro i competitor converrebbe a tutti (tassisti compresi) trovare in questa situazione un modo per convivere e un’occasione per migliorarsi. Intanto, mentre il Comune procrastina e saltella, senza prendere una posizione chiara, la rivoluzione a portata di clic va avanti, più forte di una lobby e più sexy di un decreto sulle liberalizzazioni. In una città che si sta mostrando così sorprendentemente ricettiva ai nuovi modelli di spostamento, altri fronti alternativi e sempre più smart stanno per affacciarsi… alla prossima per gli ultimi aggiornamenti!