Grande battaglia al Senato, tra grida e urla insulti di ogni genere di “optimates” privi della toga rossa che li caratterizzava venti secoli fa si azzuffano per le riforme. O meglio per la riforma del Senato. Si tratta quindi di un problema che li coinvolge direttamente perché la cosiddetta Camera Alta dovrebbe essere modificata sia dal punto di vista delle competenze come da quello delle nomine nel senso che i senatori verrebbero nominati in secondo grado dai consigli regionali (più i sindaci, si intende, e altri che verrebbero nominati direttamente dal Presidente della Repubblica poi non si sa perché tutto è in divenire).
Questa situazione ha dato origine a quattro posizioni, non li chiamerei partiti: i seguaci della maggioranza renziana più Forza Italia, i dissidenti della maggioranza renziana e di Forza Italia, le minoranze eversive ma in questo caso conservatrici (5Stelle, Sel e Lega), il cosiddetto partito della pagnotta cioè i senatori che, nel loro animo, sono profondamente contrari a non essere più rieletti nella comoda aula del Senato e svolgono un ruolo di intralcio passivo. Tutta questa composita opposizione riuscirà a ritardare, forse fino a Settembre, l’approvazione al Senato della legge che poi dovrà passare, si pensa più speditamente, alla Camera. Naturalmente non è finita lì perché essendo una legge di natura costituzionale è d’obbligo la cosiddetta doppia lettura cioè a dire che almeno due mesi dopo l’approvazione in prima lettura la votazione deve essere ripetuta una seconda volta.
Si teme dunque che le camere, particolarmente il Senato, saranno nel prossimo futuro “intasati” dal boicottaggio delle opposizioni e la necessità di approvare i molti decreti legge che il governo Renzi incessantemente vara. Potranno reggere le nostre istituzione parlamentari a una pressione così forte in un contesto di crisi economica e sociale? I commentatori più avveduti incominciano a scrivere che è difficile pensare che a termine relativamente breve (primavera prossima?) non ci saranno nuove elezioni. Naturalmente, se tutto non si sfascia prima, occorrerà approvare una nuova legge elettorale, l’attuale è stata dichiarata incostituzionale. Il presidente della Repubblica (89 anni) dichiara che potrà fare il Presidente solo se le forze lo reggeranno e si sussurra che il messaggio di Capodanno potrebbe essere l’ultimo: si tratterà dunque in questo caso di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. Con quale Parlamento? Uno nuovo o l’attuale? Differenza sostanziale perché in un caso gli attuali senatori voterebbero, nell’altro caso voterebbero consiglieri regionali appositamente delegati e di origine politica del tutto incerta e rinnovata.
Pochi cenni, si potrebbe continuare, il casino è così evidente che c’è da mettersi le mani nei capelli, per quelli che li hanno e, francamente, non si capisce come potranno essere ricollocati al lavoro i 3,2 milioni di disoccupati italiani registrati in Aprile o i 4 milioni e mezzo di “giovani inattivi” registrati sempre nello stesso mese ovvero alcune decine di migliaia, la cifra non è ancora disponibile, di rifugiati arrivati coi gommoni o in altro modo. Su tutte queste drammatiche situazioni si accende la speculazione elettorale e quella che è stata chiamata con enfasi la Seconda Repubblica si sfascia. L’Europa stessa non sembra più rappresentare una prospettiva di rinnovamento politico e la crisi economica incomincia a mordere anche i più grandi e forti Paesi di questo continente. Sono dunque pessimista? Sì. C’è qualcuno che è ottimista? Venga avanti, mi farà un gran piacere conoscerlo.
Mi dicono che Renzi, detto Matteo, pensa, in caso di nuove elezioni, di ripetere il successo delle Europee. Non si illuda: le percentuali delle Europee sono tutto sommato poco significative perché più di un terzo degli italiani non è andato alle urne. Secondo l’opinabile opinione del quotidiano Libero stanno nascendo due giovani leader: Salvini e la Meloni. Siccome ne abbiamo viste di tutte è possibile che anche due movimenti ideologicamente opposti perché Salvini è per la divisione dell’Italia e la Meloni risulterebbe nazionalista, trovino elettorati coincidenti. La cultura politica italiana è ormai completamente azzerata e si viaggia in base a reazioni istintive. I partiti cosiddetti liberal moderati che adesso comprenderebbero anche il cavalier Berlusconi ormai elogiastico della magistratura sono destinati a far delle brutte fini come si è visto con inflessibile costanza risultare nelle passate elezioni. Pare, anche i sondaggi sembrano confermarlo, che i rumorosi grillini, litigiosi tra di loro e antipatici a tutti, siano in calo anche perché fortemente divisi sulle prospettive di alleanze politiche. Tutto questo per dire agli ottimisti, che sono il sale della terra e che dobbiamo sempre favorire, che anche le elezioni potrebbero non risolvere nulla.