I colpi di scena si susseguono senza sosta in Brasile.
Lo script di una campagna che fino a pochi giorni fa sembrava l’ennesima ripetizione di un duello che negli ultimi anni si è ripetuto sei volte, tra il Partido dos Trabalhadores di Lula, che cerca la rielezione di Dilma Rousseff, e il Partido da Social Democracia Brasileira di Fernando Henrique Cardoso, che con Aécio Neves (senatore ed ex governatore del Minas Gerais, nipote per parte materna di Tancredo Neves, il presidente mancato di cui abbiamo parlato qui) tenta di riconquistare una presidenza perduta da ormai 12 anni, è stato stravolto in una manciata di giorni.
Tutto inizia con la tragica fatalità di Santos, dove il 13 agosto scorso in un incidente aereo ha perso la vita il terzo incomodo, l’emergente ex governatore dello stato di Pernambuco Eduardo Campos, candidato del Partido Socialista Brasileiro. La tragedia ha impresso una clamorosa sterzata al corso degli eventi: alla testa della sua coalizione è stata designata Marina Silva (ne abbiamo parlato ampiamente qui e qui), e da allora nulla più è stato come prima.
Invece di smorzarsi, l’onda emotiva che nei sondaggi svolti a ridosso della tragedia la vedeva appaiata ad Aécio ha preso sostanza e slancio, per trasformarsi in una richiesta di cambiamento radicale che sale da vari strati della segmentata popolazione brasiliana, e che a sorpresa, nei sondaggi del 26 agosto, la vedono distaccare il candidato del PSDB, relegato a inseguitore. Nel nuovo scenario Marina approderebbe come sfidante a un secondo turno (in programma il 26 ottobre) che la vedrebbe adirittura prevalere su Dilma, in quanto capace di aggregare i voti di tutti i delusi.
A rendere ancora più oscuro il cammino della presidente in carica, la notizia di oggi è una mazzata forse in grado di cambiare definitivamente il verso a queste elezioni. il Brasile è tecnicamente in recessione, i dati del secondo trimestre dell’anno (qui la sintesi dell’Estadão) confermano la frenata verificatasi nel primo. Lo stop alla crescita degli anni di Lula, che da qualche anno incombeva su un’economia che aveva evidentemente perso slancio, si materializza nel momento peggiore possibile per Dilma e il suo Partido dos Trabahadores.
Quando mancano cinque settimane al primo turno (fissato per domenica 5 ottobre) non è solo il risultato delle elezioni a costituire una grande incognita, ma anche il volto di un eventuale governo Marina Silva, finora brava a incarnare l’ansia di cambiamento, ma – viste anche le circostanze in cui è maturata la sua candidatura – ancora vaga nel definire le sue priorità. Sarà sul piano della concretezza che i suoi rivali la attaccheranno, con quali risultati lo sapremo la sera del 5 ottobre.