Avenida BrasilPerché in Brasile Dilma Rousseff continua a essere la favorita

Il sondaggio Datafolha divulgato mercoledì 10 sembra confermare la tendenza al recupero da parte di Dilma Rousseff contro Marina Silva. La leader ecologista, che aveva sconvolto lo scenario ele...

Il sondaggio Datafolha divulgato mercoledì 10 sembra confermare la tendenza al recupero da parte di Dilma Rousseff contro Marina Silva. La leader ecologista, che aveva sconvolto lo scenario elettorale subito dopo l’ingresso in campo, quando a fine agosto aveva sostituito Eduardo Campos, ha visto ridursi negli ultimi 12 giorni da 10 a 4 punti il vantaggio sulla presidente in carica in un ipotetico secondo turno. Poiché il margine di errore statistico è di due punti, in più o in meno, in casi come questo i media brasiliani parlano di “pareggio tecnico”.

Secondo i numeri Datafolha, al primo turno Dilma avrebbe il 36%, Marina il 33%, Aécio Neves (candidato del PSDB) il 15%. Al secondo turno prevarrebbe Marina, 47 a 43 contro Dilma.

(infografica O Globo, 11/9/2014)

Il PSDB, partito di Fernando Henrique Cardoso, egemone nelle zone più ricche del paese (il suo candidato al governo di San Paolo, Geraldo Alckmin, pare certo della riconferma al primo turno), è insomma fuori gioco.

Ma nella disputa tra le due primedonne della politica brasiliana la favorita continua a essere Dilma, per una lunga serie di ragioni.

In primo luogo lo stile personale: Marina non è un buon costruttore di alleanze, ha una personalità aggressiva, poco conciliante.

Questa caratteristica, che la rende attraente per l’elettorato, la pregiudica nel rapporto con gli alleati e nella conduzione della campagna elettorale. Certo, la sua discesa in campo come abbiamo visto ha prosciugato l’acqua nella quale cercava di trovare un suo spazio Aécio Neves, le cui possibilità di successo sono definitivamente tramontate.

Ma Marina non è solo un’alternativa di destra, per l’elettorato insoddisfatto della spinta alla maggiore uguaglianza sociale che è la caratteristica di fondo delle politiche del Partido dos Trabalhadores. Molti elettori “naturali” di Dilma e Lula, negli strati più popolari, sono insoddisfatti con il governo, che ha progressivamente visto affievolirsi il successo dei suoi programmi sociali.

Ciò spiega perché Marina Silva avrà più voti ora di 4 anni fa, quando si piazzò terza al primo turno, con un inaspettato 20% dei voti.

La leader ecologista è una vera alternativa elettorale, un pericolo che il PT non può ignorare.

E tuttavia è difficile che possa ottenere i numeri necessari a prevalere, quell’adesione di base che può essere garantita solo dall’immensa, capillare macchina politico-elettorale che i partiti più consolidati possono vantare in ogni angolo del paese, dove mobilitano schiere di vereadores (consiglieri comunali) e deputati statali, vere cinghie di trasmissione di un consenso poco rappresentato nei sondaggi, che rappresenta invece una massa critica che emerge puntualmente nelle urne.

Inoltre, è difficile immaginare un inquilino del Planalto, che può manovrare fondi e misure ad hoc fino all’ultimo minuto, uscire sconfitto da una elezione.

Infine, c’è l’horario eleitoral gratuito, la più poderosa delle armi di propaganda, lo spazio tv autogestito dai partiti che tutte le reti nazionali sono obbligate per legge a trasmettere in prime time a reti unificate, che porta ogni giorno nelle case dei 135 milioni di elettori il messaggio confezionato da strateghi e superstar del marketing politico di ciascun schieramento. I tempi sono allocati secondo la rappresentanza parlamentare di ogni coalizione, così Dilma può contare a ogni blocco su quasi 12 minuti, Aécio su 4 e mezzo, Marina su meno di due.

Anche per questo, se tradizionalmente agosto e inizio settembre sono periodi in cui i candidati nuovi o “antisistema” compiono exploit nei sondaggi, con l’entrare a pieno ritmo delle macchine elettorali e il dispiegarsi dell’impatto della propaganda tv perdono rapidamente terreno. La storia recente mostra episodi clamorosi, come quello del candidato evangelico (e outsider) alla carica di sindaco di San Paolo Celso Russomanno, nel 2012 in testa per quasi tutta la campagna, ma bruciato sul filo di lana dai candidati di PSDB e PT, Serra e Haddad, e dunque escluso dal secondo turno dove prevalse quest’ultimo, anch’egli come Dilma pupillo di Lula, che per lunghi mesi aveva visto la sua campagna languire all’ultimo posto.

Ciò detto, mai campagna è stata così incerta, e come mostrano anche le notizie di cronaca, dove uno scandalo di corruzione alla Petrobras minaccia di gettare fango in tutte le direzioni, tutto può ancora succedere.

(questo post deve molto a una lunga conversazione a distanza con Eduardo Del Nero Berlendis)

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