In una campagna così tesa forse c’era da aspettarselo, e puntualmente a poche ore dal voto è esploso l’ultimo, forse più clamoroso caso di una disputa da mesi in altalena.
Mentre oggi dalle 8 alle 17 in tutto il paese 142 milioni di elettori vanno alle urne per decidere chi tra Dilma Rousseff e Aécio Neves sarà presidente per i prossimi 4 anni, è enorme in tutto il Brasile l’eco dell’ultimo colpo di scena della contesa, originato da un presunto scoop della rivista Veja sul caso Petrobras, in cui un direttore e un faccendiere sono in carcere per uno schema di corruzione a favore della politica e stanno negoziando con la giustizia un accordo di “delação premiada”, rivelazioni in cambio di sconti di pena. Le loro dichiarazioni filtrano – illecitamente, ma tutto il mondo è paese – da settimane sulla stampa, il partito che appare più coinvolto è il Partido dos Trabalhadores di Dilma Rousseff e Lula, ma non risparmiano il PSDB di Aécio Neves e il PSB di Eduardo Campos, il candidato scomparso in un incidente aereo ad agosto. I brasiliani poi sono smaliziati, hanno capito il tentativo di parte dei media di addossare a un solo partito un malcostume che è profondamente radicato nella politica brasiliana, insomma il tentativo di gruppi di pressione di usare ancora una volta rivelazioni a senso unico pare andato a vuoto.
Ma qualcuno non ci sta, così venerdì mattina la rivista Veja, molto diffusa in tutto il paese, acerrima nemica del PT e del suo governo, anticipa di due giorni l’uscita settimanale e con una copertina shock accusa direttamente Lula e Dilma Rousseff: il primo era il protagonista, la seconda conosceva tutti i dettagli dello schema corruttivo, “Eles sabiam” è il titolo di copertina, contornato dalle foto dei due manipolate fino a farli sembrare due vampiri.
Venerdì sera, questo è il tema dominante dell’ultimo faccia a faccia, trasmesso dalla Globo.
La reazione è immediata, venerdì pomeriggio la campagna di Dilma chiede un intervento cautelare del Tribunal Superior Eleitoral, facendo rilevare un piccolo particolare: l’avvocato della presunta gola profonda Alberto Yousseff, presente a tutti gli interrogatori del suo assistito, smentisce la Veja.
La questione è molto delicata, da un lato c’è il diritto di un candidato a non vedersi illecitamente danneggiato nelle ultime, decisive ore di campagna, dall’altro la libertà di espressione e informazione, da tutelare anche a favore di chi la utilizza in modo tanto spregiudicato.
Alle 23.56 il Tribunale riconosce l’indebita interferenza nella campagna, e dunque la violazione delle norme che disciplinano la propaganda elettorale, ordinando alla rivista di cessare ogni propaganda della sua copertina, via radio, tv, internet (inclusi i social media), locandine e manifesti.
Nel frattempo Dilma Rousseff in persona appare in video, denunciando con la voce rotta dalla rabbia il tentativo di “golpe eleitoral” della rivista Veja, del gruppo editoriale Abril e dei suoi “complici occulti”: “sono un difensore intransigente della libertà di stampa, ma la coscienza libera della nazione non può accettare che ancora una volta siano divulgate false denunce nel mezzo di un processo elettorale, in cui ciò che è in gioco è il futuro del Brasile”.
Non è finita, la candidata alla rielezione chiede il diritto di risposta, che gli viene concesso nella serata di sabato. Veja è obbligata a pubblicare sul proprio sito (dove peraltro resta ben visibile tanto la copertina quanto l’articolo incriminato) un testo dove si legge “La democrazia brasiliana assiste, ancora una volta, a settori che, alla vigilia della manifestazione della volontà sovrana delle urne, cercano di influenzare il processo elettorale attraverso accuse vuote, che non hanno alcun supporto nella realtà, a scapito del PT e del suo candidato (…). La pubblicazione si riferisce ad una presunta testimonianza di Alberto Youssef, nell’ambito di un processo di denuncia ancora in fase di negoziazione, per cercare di coinvolgere il presidente Dilma Rousseff e l’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva in attività illegali. Succede che il proprio avvocato dell’indagato, Antonio Figueiredo Basto, smentisce la veridicità di tale racconto, dal momento che tutte le prove presentate dal Yousseff sono state rese in presenza di Basto e/o del suo staff, che non ha mai assistito a conversazioni con questo contenuto”.
Intanto i sondaggi fatti sul filo di lana dai principali istituti registrano il recupero di Aécio Neves, ora a 4-6 punti di distanza dalla Rousseff, ma tra poche ore alle previsioni si sostituirà la volontà popolare, e finalmente conosceremo il giudizio che i brasiliani hanno dato di questa lunga, imprevedibile, appassionante campagna elettorale.