Le ArgonauticheMorto John Nash, lo “squilibrato” della Teoria dei Giochi

Ho appena saputo che è morto John Nash. I suoi libri e la sua vita travagliata mi hanno fatto appassionare alla Teoria dei Giochi, teoria alla quale ho dedicato tanti anni della mia attività di ri...

Ho appena saputo che è morto John Nash.

I suoi libri e la sua vita travagliata mi hanno fatto appassionare alla Teoria dei Giochi, teoria alla quale ho dedicato tanti anni della mia attività di ricerca: prima da tesista, poi col dottorato e poi ancora da assegnista, fino a tenere per diversi anni un corso dedicato proprio a questa branca della matematica così particolare e affascinante.

Ho avuto la grande fortuna di incontrarlo e di parlarci una volta. Eravamo ad un Festival della Scienza di qualche anno fa, a Roma. Era uscito da qualche tempo il film dedicato alla sua vita, A beautiful mind, e molti conoscevano il suo nome, pochi il suo volto, sovrapposto cinematograficamente a quello di Russell Crowe. Così, quando l’ho visto aggirarsi nei corridoi prima dell’inizio della conferenza, in attesa di salire sul palco, completamente isolato, non ho creduto ai miei occhi e mi sono fiondato da lui col cuore a mille. Ora conservo gelosamente, appesa alla parete, la sua tesi di dottorato autografa. La tesi che gli è valsa il premio Nobel per aver introdotto il concetto di “equilibrio di Nash”, un monumento all’ingegno umano.

Un’altra cosa però conserverò per sempre nei miei ricordi: alla mia richiesta di una chiave di lettura per la sua teoria, domanda tanto banale quanto pretenziosa (insomma, se non si fanno domande pretenziose a un premio Nobel, a chi mai si potranno fare?) mi rispose con un sorriso sornione e una frase lapidaria che più o meno suonava così: “E’ come nella vita: bisogna sempre cercare di fare il meglio, per evitare il peggio”. Un sunto perfetto della Teoria dei Giochi, pensai. Una frase che solo un grande matematico poteva trovare per spiegare in due parole una teoria tanto complessa. Solo anni dopo ho scoperto che la frase non era sua, ma una citazione di Italo Calvino tratta da “Se una notte d’inverno un viaggiatore”.

E questa è stata l’ennesima grande lezione, scritta non in un libro di matematica questa volta, che ho appreso da John Nash.

Lo squilibrato divenuto famoso per la teoria dell’equilibrio.

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La notizia della morte di John Nash è arrivata una domenica pomeriggio, inaspettata. Per di più è avvenuta in maniera tragica, a causa di un incidente automobilistico, forse proprio in uno dei tanti tragitti che lo portavano da un’Università all’altra, in tutto il mondo, a parlare delle sue ricerche. Ieri, a caldo, ho scritto questo pezzo, raccontando di come una volta, per un colpo di fortuna, l’ho incontrato.

Ho pensato però che un buon modo per ricordarlo, che non fosse solo un aneddoto o un messaggio di cordoglio, potesse essere quello di parlare e raccontare un po’ della “sua” Teoria dei Giochi. Per questo ho deciso di rendere disponibile, gratuitamente, “I Radiohead, l’arcobaleno e il piede sinistro di Dio”, un saggio che ho pubblicato nel 2009.

È un testo introduttivo, e spero divulgativo, nato a suo tempo proprio con l’intenzione di far conoscere, senza l’utilizzo di formule matematiche, alcuni concetti chiave della Teoria dei Giochi di John Nash.

Mi pare il modo più intelligente di celebrare un grande uomo, che soprattutto è stato un grande matematico.

i_radiohead_larcobaleno_e_il_piede_sinistro_di_dio.pdf

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