Non aprite quelle porteLe 20 personalità da ufficio: il masticatore seriale

Gli uffici sono dei piccoli microcosmi all’apparenza familiari. Ma sappiamo davvero riconoscere chi ci lavora accanto, magari sotto mentite spoglie? Dario Solera ha preparato un pratico prontuario ...

Gli uffici sono dei piccoli microcosmi all’apparenza familiari. Ma sappiamo davvero riconoscere chi ci lavora accanto, magari sotto mentite spoglie? Dario Solera ha preparato un pratico prontuario per stanare ogni lavoratore-tipo. Dopo l’insabbiatore, il delegatore, il lercio (che però, in quanto trash, è opera mia), il paraculo, il bestemmiatore, il cialtrone, il giullare, il catastrofista, il masochista e il veneziano, ecco il masticatore seriale; nella prossima puntata, il rompiballe.

Il masticatore seriale di Dario Solera(*)

Arrivando presto in ufficio, prima di tutti gli altri, si può fare un giro d’ispezione tra le scrivanie. Tra tutte ce n’è sicuramente una coperta da un buffet degno di un ristorante all you can eat:

  • almeno tre tipi di biscotti;
  • una o due merendine prese alle macchinette;
  • torroncini morbidi ricoperti di cioccolato fondente, avanzati dalle abbuffate natalizie;
  • una confezione di cracker (salati in superficie);
  • un sacchetto di caramelle gommose;
  • una scatola da cinque Pocket Coffee (ma contenente solo due pezzi).

Azzardando un controllo più approfondito (e illegale, da non ripetere a casa!), nei cassetti della scrivania si possono trovare:

  • numerosi sacchetti di patatine di forme e gusti vari;
  • un set completo di condimenti, incluse bustine di maionese, senape e ketchup;
  • posate e piatti di plastica in quantità industriale perché “non si sa mai”;
  • scatolame vario: tonno, sardine e sgombri al naturale, fagioli e mais sono il minimo sindacale.

Ecco, gli indizi raccolti ci mettono di fronte a un masticatore seriale, che in una versione più esotica e ricercata si distingue con:

  • un barattolo di bacche di goji (che nessuno al mondo ha ancora capito a cosa servano);
  • una scatola di Pastiglie Leone (diffidare delle imitazioni);
  • almeno due tipi di tè, rigorosamente Twinings e comprati a Londra, perché “quello che si trova qui non ha lo stesso aroma”;
  • biscottini pur beurre in scatola di latta blu;
  • tre tavolette di cioccolato piemontese: al latte, fondente e nocciolato.

Alla scrivania di questo soggetto si trova sempre una fila di colleghi che vanno a scroccare un biscottino, una caramella o una coscia di pollo arrosto. Insomma, gli manca solo l’insegna “Alimentari”. E andrebbe tutto bene – a chi non piace mangiare a sbafo? – se non fosse per il continuo rumore di mascelle che masticano cibi di una croccantezza snervante. Così snervante, in effetti, che a un certo punto sei costretto a cercare su Google se contaminare gli snack con un forte lassativo è un reato.

(*)Dario Solera è un milanese che “lavora coi computer”, anche se in realtà lavora con gli umani. Le macchine sono la parte facile. Gli umani invece… Fugge dalla città appena possibile e ama riferire che legge e scrive fantascienza.

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