Uno dei più piccoli e trascurati Stati USA diventa molto importante al momento delle primarie per le elezioni del nuovo Presidente, perché l’Iowa (3,107 milioni di abitanti e 145mila km²) è il primo Stato che vota le primarie e molto spesso le sue percentuali cominciano a indicare il futuro Presidente.
Anche questa volta i suoi risultati sono stati significativi e hanno capovolto completamente i sondaggi fatti in precedenza: questo si spiega con il fatto che in Iowa tutti e due i partiti (Democratico e Repubblicano) votano nel corso di assemblee di circolo e in seguito a un dibattito che può anche cambiare l’opinione di molti dei presenti. Quest’anno le assemblee di entrambi i partiti sono state particolarmente frequentate soprattutto, per quanto riguarda i Repubblicani, dai cristiani evangelici che sono molto numerosi e bene organizzati.
Donald Trump, che i sondaggi davano per vittorioso, è arrivato secondo dietro il senatore Ted Cruz e terzo a un punto da lui il senatore di origine cubana Marco Rubio. Trump è diventato una belva, ha sostenuto di aver subito degli imbrogli elettorali e ha dichiarato che non comprerà più una fattoria che voleva acquistare in Iowa ma i media americani cominciano a scrivere che è iniziata la sua decadenza.
Anche nel campo Democratico ci sono state delle sorprese perché Hilary Clinton è arrivata praticamente alla pari con il vecchio senatore Barnie Sanders che si proclama socialista e che ha preso più dell’80% dei voti dei giovani.
Dunque la situazione della campagna elettorale è ancora molto confusa perché il prossimo Stato a votare sarà il New Hempshire (1,325 milioni di abitanti e 24mila km²) sulla costa atlantica dove trionfa nei sondaggi Sanders che è l’attuale senatore del Vermont, stato confinante con il New Hampshire. La Clinton dovrà remare molto per poter ottenere un piazzamento onorevole. In campo Repubblicano Trump, nei sondaggi, è ancora primo ma salgono dietro lui Cruz e Rubio. Se il vecchio Donald dovesse perdere, probabilmente abbandonerebbe il partito repubblicano per candidarsi come indipendente, anche se ha firmato una dichiarazione di lealtà. Se dovesse succedere questo il partito repubblicano può salutare definitivamente le possibilità di una presidenza.
Due piccoli Stati pari al 2% degli abitanti, come si vede, possono determinare le sorti di tutto il paese.
Nel nostro piccolo anche a Milano, dove si svolgono parimenti delle elezioni primarie come si sa, piccoli gruppi possono spostare il voto per la scelta del candidato sindaco dall’uno all’altro e determinare la sconfitta o la vittoria del candidato del PD. Per esempio se i salotti che appoggiano la signora Balzani dovessero prevalere sulla comunità cinese che appoggia Sala, probabilmente determineranno la vittoria del manager berlusconiano Parisi che in questo caso avrà il voto del centro moderato degli elettori milanesi. Naturalmente è solo un esempio senza alcuna pretesa di previsione reale, solo per dire come, anche nelle elezioni a vasta base democratica, piccoli gruppi o lobbies possono influire sul risultato.