In principio erano colombe, papaveri e papere nel blu dipinto di blu, rose rosse e lacrime sul viso trasformate dal riflusso in vite spericolate e storie di tutti giorni, prima che il trottolino amoroso di tangentopoli rimanesse strozzato nei dudù dadadà. Poi arrivarono i fiumi di parole “ja-lessi”, gli uomini volanti e i colpi di fulmine sprofondati nello zuccherino in tutti i luoghi, in tutti i laghi, tra l’essenziale e il controvento dei compagni di merenda del talent show.
Il Festival di Sanremo è sopravvissuto a tutto questo e non basta più un sottomesso “grazie dei fiori”. La scialuppa di salvataggio per il palco dell’Ariston, avaro di belle canzoni, è stato il buzzing sui social network.
L’interregno di Carlo Conti ha fatto l’exploit su Twitter secondo i dati Nielsen: quasi 3 milioni di cinguettii, visualizzati 230 milioni di volte. L’hashtag ufficiale #Sanremo2016 è stato citato in 415.810 tweet con un incremento del 35% rispetto alla passata edizione.
Tuttavia, parcheggiando sulla timeline di Twitter durante le cinque serate del festival, il trend era stuzzicare i contorni anziché degustare la canzone. Gli account dei super vip, afflosciati dall’odioso e patinato buonismo, facevano ping-pong di complimenti e convenevoli, mentre l’account ufficiale @sanremorai stava sulle sue senza arbitrare ed alimentare conversazioni. Sarebbe stata cosa buona e giusta, piuttosto che triturare il titolo delle canzoni in un hashtag dedicato.
Negli anni d’oro del Baudismo, che trasformò il Festival di Sanremo nel salotto televisivo dell’Italia illusa dalla felicità di cartongesso del “bicchiere di vino e del panino”, eravamo in ostaggio del telecomando. Oggi siamo centrifugati nell’agorà della tv social tra l’influencer, tentato dalla subdola marchetta, e le community panciute, sedute in fila sul divano social.
Tutti cantano Sanremo (non cantiamo vittoria, aspettiamo l’anno prossimo); tutti impugnano il megafono social per commentarlo, gufando i tiri bassi del televoto.
Quest’anno, a parte il giallo dell’uscita di @mieleofficial (Miele) che ha bandito dal suo dizionario l’interiezione Amen, abbiamo scampato il pericolo di ritrovare nel trend topic di Twitter l’hashtag #bimbominkia.
Onore e gloria agli @stadioofficial (Stadio), sul podio insieme al generoso Curreri, che regalò ad interpreti come Patty Pravo una terza giovinezza (oggi non ci sarebbe Cieli immensi di Zampaglione senza E dimmi che non vuoi morire del 1997). Reginetta twitterina di Sanremo 2016 è @francescacheecks (Francesca Michielin), tra l’altro spedita a “furor di tweet e mention” a rappresentarci al prossimo EuroVision Song Contest.
Vincitore morale di questo Festival di Sanremo, dentro e fuori i social network, resta il pianista @eziobosso (Ezio Bosso), una meravigliosa visione a metà tra Michel Petrucciani e Glenn Gould. Ezio ha dato a tutti una grande lezione di stile, mettendo a tacere la scorrettezza ironica twittata da @spinozait: “Quello perchè cerco di pettinarmi da solo”.
Grande autoironia che ci fa sentire il vuoto di assenti come Rino Gaetano.