L'ambulanteIl 4 marzo di Lucio Dalla senza il recinto di un hashtag

I social network hanno preso anche il posto dei vecchi calendari svolazzanti tra ricorrenze e anniversari. Così sosti sulla timeline di Twitter e ti accorgi che, nella prima mattina del 1 marzo, tr...

I social network hanno preso anche il posto dei vecchi calendari svolazzanti tra ricorrenze e anniversari. Così sosti sulla timeline di Twitter e ti accorgi che, nella prima mattina del 1 marzo, tra gli hashtag in trend topic c’è #LucioDalla.

Scorrono alla velocità di una tapparella bucata dal sole ricordi sconnessi, balbuzie di canzoni, citazioni ritagliate, verniciate nel testamento che restituisce l’anniversario alla maledetta data: “La morte è solo la fine del primo tempo”.
Non mi scompongo, resto impassibile, lascio che la tapparella si alzi e mi accechi il sole abbagliante di prima mattina, tanto il 4 marzo non è poi così lontano.

Dice che era un bell’uomo e veniva, veniva dal mare, parlava un’altra lingua, però sapeva amare… E forse fu per gioco, o forse per amore che mi volle chiamare come nostro Signore.

Il 4 marzo è l’unica ricorrenza che appartiene a Lucio Dalla, perchè non è marchiata dai gradi centigradi dell’apparente sconnessione della separazione. Ha come colonna sonora le sue canzoni che, come uno sciame di api addolcite dalla voglia di scolare miele ovunque, invadono Bologna in ogni angolo e fanno di piazza Maggiore l’unica Piazza Grande culla di sogni, delusioni, contestazioni, immaginazione tra generazioni paradossalmente opposte.

E ancora adesso che bestemmio e bevo vino per i ladri e le puttane sono Gesù bambino.

Questa volta l’hashtag ci sta stretto come la censura del Belpaese prelato che oscurò il versetto blasfemo di 4 marzo 1943, certificato di nascita del cantautore bolognese sotto le spoglie di una canzone. Oggi vogliamo disfarci del dolore arruginito e festeggiare il poeta mescolato al musicista, come la trasfigurazione che ha fatto di Dalla e Roversi una pagina senza preavviso da antologia di letteratura italiana.

Il cielo è un biliardo, quante stelle nei flipper, sono quasi un miliardo.

Lucio Dalla è stato generoso con tutti, anche con noi che, per deformazione professionale, potevamo essere scambiati per il petulante ficcanaso. L’ultima volta che ci siamo visti aveva il sorriso sornione di sempre, ma accanto ad Alda Merini.
Lo salutai tirando dalla borsa una vecchia audiocassetta di Henna. Gli brillavano gli occhi come un bimbo – era l’album che gli stava più a cuore – mentre infilò il dito nel buco per far girare scherzosamente il nastro “a manovella”.

Va bene io credo nell’amore, l’amore che si muove dal cuore, che ti esce dalle mani, che cammina sotto i tuoi piedi.

Avevamo preso una svista. I social network non hanno rimpiazzato ancora i vecchi calendari. Accadrà ogni volta che tornerà il 4 marzo. Buon compleanno, Lucio.