Sempre più spesso si dice che vincere per la poltrona di Sindaco significa perdere, tanto complicato è diventato governare un ente locale. Questo è particolarmente vero per Roma: una città difficile e aggrovigliata, provinciale e bizantina e, allo stesso tempo, con aspirazioni europee e moderne, un coacervo di bellezza soffocata dal traffico, dall’incuria e, soprattutto, dal tradizionale menefreghismo dei Romani. Governare Roma è impresa titanica, che rischia di schiacciare e tritare. Inoltre, mai come stavolta, a leggere i sondaggi è in crescita il partito dell’astensione, complici forse una campagna elettorale tutto sommato in sordina e il recente trauma del commissariamento. Eppure, occorre chiedersi cosa sia lecito aspettarsi dal futuro Sindaco, e dare una qualche indicazione su dove il nuovo primo cittadino – o la nuova prima cittadina – dovrà andare a sporcarsi le mani. Da parte mia, mi limito a indicare tre temi che, fra i tanti, mi sembrano fondamentali e sui quali, fossi candidato, punterei. Il primo è relativo al decoro della città. Trovandomi spesso in viaggio per le capitali europee, si deve francamente riconoscere che il modo in cui la città si presenta ha dell’indecente. La condizione delle strade, l’incuria degli spazi verdi (pure bellissimi), l’impunità dei cosiddetti writers, l’odissea del sistema dei mezzi pubblici, le bancarellopoli del centro sono sotto gli occhi di tutti e sono fattori che rendono vivere a Roma un piccolo inferno. Un luogo in cui alle regole cervellotiche si accompagna un lasciar fare senza limiti, come ci insegna ormai da anni la “movida” notturna romana. E più si ama questa città, più si resta increduli di fronte all’impietoso paragone con Parigi, Vienna, Londra, Berlino: un biglietto da visita per il turismo a dir poco imbarazzante. Il secondo tema, che si lega al primo, è l’industria del turismo. Inutile dire su quali e quanti tesori artistici e architettonici Roma possa contare e che dovrebbero segnare l’incontrastata imbattibilità della città a livello internazionale. Eppure Roma esce con le ossa rotte dalle classifiche internazionali, a causa della difficoltà nei servizi cui si imbattono turisti ormai abituati ad una attenzione che da noi pare sconosciuta. Aldilà di ogni considerazione circa le dinamiche generali del settore, la cura del cliente dovrebbe essere la norma. Avete mai provato a sedervi in un ristorante negli USA? E a Trastevere? Sono stufo di turisti che camminano abbarbicati al proprio zaino per paura di essere derubati e che temono fregature dietro l’angolo ad ogni pasto o colazione all’aperto. Chi paga e porta ricchezza dovrebbe essere trattato con guanti bianchi ed invogliato a spendere e tornare, non fuggire a gambe levate da quel folklore ostentato che, troppo spesso, significa sciatteria e maleducazione. La cultura delle regole quaggiù sembra, purtroppo, una chimera. Ed infine, proprio legato al tema delle regole: grande attenzione alla macchina amministrativa del Comune. L’errore tipico del politico pieno di buone intenzioni e belle speranze è arrivare sul ponte di comando e, circondatosi del proprio gruppo di fidati consiglieri, tirar leve contando sul fatto che ciò produca automaticamente un risultato. Non funziona così. Far muovere una struttura complessa come quella della Capitale equivale a risalire a bracciate un fiume in piena: se non si conoscono gli appigli, le secche, le rapide si rischia di affogare. Ecco perché il successore di Ignazio Marino dovrà non solo dotarsi di un proprio staff di prim’ordine, altamente selezionato e esperto di cose amministrative, ma essere capace di gestire la dirigenza, dialogando con essa sulla base di obiettivi chiari e chiaramente comunicati, in un rapporto quotidiano. Con lealtà istituzionale e pretendendo risultati senza sconti. Capire come funziona la struttura burocratica e su di essa far leva è la chiave per far sì che le decisioni prendano corpo e abbiano speranza di portare risultati, ponendo basi serie per la lotta alla corruzione che appesta la Capitale: trascurare quest’aspetto e dedicarsi solo alla “politica alta” sarebbe un errore mortale, che sconterebbe la città. Ah, manca qualcosa, dite? Come muoversi nel mondo della politica romana? Beh, serve un Sindaco, non un mago!
18 Aprile 2016