Il ritorno a Milano di Gianni Morandi, nelle vesti di capitano coraggioso al fianco di Claudio Baglioni per l’omonimo tour, mi ha fatto raccogliere delle considerazioni. Poco prima dell’inizio del concerto, osservavo la signora Marina, morandiana sfegatata, seduta davanti a me. La figlia Elena, che le aveva regalato il biglietto del live, ha buttato l’occhio sullo smartphone esclamando: “Mamma, guarda questa foto. Ieri pomeriggio Gianni e Anna erano in via Torino. Poteva essere l’occasione buona per chiedergli di farti una dedica”. Si riferiva evidentemente al selfie pubblicato da Morandi sulla sua pagina Facebook nel pomeriggio di venerdì scorso.
Questo scambio di battute tra mamma e figlia mi ha fatto ricordare che per i più giovani la voce di Fatti mandare dalla mamma e Scende la pioggia è anche il vicino di casa di Facebook. Non diciamo niente di nuovo affermando che, oltre ad essere un grande scalatore di classifiche musicali con milioni di dischi venduti, Gianni Morandi sia il principe della musica italiana sui social network.
Non sono gli oltre 2 miloni di fan a farlo il Re Mida di Facebook, quanto piuttosto l’approccio allo storytelling che fa venire fuori l’eterno ragazzo di Monghidoro, tra l’altro un campione nel gestire gli attacchi e le critiche nella fossa dei leoni della community.
Morandi può dare una bella lezione a tutti noi che appiccichiamo sulle nostre bacheche postit trash, volendo apparire per ciò che non siamo, svalutando la vera ricchezza che ci fa ancora umani: la nostra vita privata. Abbiamo svenduto brandelli di intimità domestica in cambio dell’attimo fuggente di notorietà, per rivelarci in fin dei conti piccoli divi dell’ovvietà.
Quando a novembre dell’anno scorso la Lucarelli alzò il polverone sul fantomatico social media manager che gestiva i canali di Morandi, a me venne questa twittata: “Se così fosse, vorrei essere io il socialmedia manager di Gianni Morandi”. E’ come pensare che Renzi metta la sveglia in piena notte per twittare all’istante gli auguri a Morricone per l’Oscar.
Gianni Morandi è capitano coraggioso dei social network perchè ha traslato qui la lezione della sua vita artistica: reiventarsi e farsi da parte quando è opportuno. Osservandolo suonare il contrabasso in un angolo durante il concerto, mi è tornata in mente la prima intervista a metà degli anni Novanta: “Quando sono spuntati i cantautori, sentivo che dovevo farmi da parte. Ho studiato, mi sono iscritto al conservatorio, mi sono messo in discussione. Prima o poi arriva il tempo di reinventarsi senza sdradicarsi”, concluse allora Morandi.
La maggior parte dei suoi simili fa stretching sui social network. Gianni Morandi, spalancando la finestra della sua pagina Facebook, torna ad essere Gianni di Monghidoro tra un selfie e un commento, con garbo, stile e quel pudore che, fin dai tempi in bianco e nero dei Musicarelli, sa indicargli la strada dell’eterna giovinezza.
Non tutti siamo all’altezza di stare sui social network e la presunzione prima o poi lascia a sorpresa un conto lungo da pagare. Gianni Morandi, l’anti-divo per eccellenza, sa stare con la compostezza dell’autenticità persino nel perimetro di un selfie, lasciando qualche spunto di riflessione alle tre adolescenti che se la ridono nella foto di quest’articolo.