Non aprite quelle porteLe 20 personalità da ufficio: l’esorcista

Gli uffici sono dei piccoli microcosmi all’apparenza familiari. Ma sappiamo davvero riconoscere chi ci lavora accanto, magari sotto mentite spoglie? Dario Solera ha preparato un pratico prontuario ...

Gli uffici sono dei piccoli microcosmi all’apparenza familiari. Ma sappiamo davvero riconoscere chi ci lavora accanto, magari sotto mentite spoglie? Dario Solera ha preparato un pratico prontuario per stanare ogni lavoratore-tipo. Dopo l’insabbiatore, il delegatore, il lercio (che però, in quanto trash, è opera mia), il paraculo, il bestemmiatore, il cialtrone, il giullare, il catastrofista, il masochista, il veneziano, il masticatore seriale, il rompiballe, l’inserviente psicopatico, lo strizzacervelli, il sovversivo, il perfezionista, il nerd, il vecchio saggio, il relitto umano e l’eremita, ecco l’esorcista.

L’esorcista di Dario Solera(*)

Siamo tutti abituati a programmi e sistemi che si bloccano, fanno le bizze o mostrano errori astrusi. 404 Pagina non trovata, Formato non valido, Errore imprevisto 0x83A76F98. La nostra reazione è cliccare più forte, sperando che al novantasettesimo tentativo il risultato cambi (di solito funziona).

A volte, però, creando un nuovo documento di testo, l’applicazione si blocca per un istante per poi mostrarci un popup con scritto: Ti succhierò l’anima. Rimaniamo perplessi, ma dopo aver premuto OK e acconsentito a farci succhiare l’anima, il programma sembra funzionare. Un giusto prezzo da pagare.

Ma non è finita qui: se proviamo a incollare un’immagine, l’editor smette di rispondere. Nella barra in basso, scritto in piccolo di fianco al conteggio delle parole, l’app ci dice Infilatela nel culo, quell’immagine. Riproviamo con il menù Inserisci – Immagine, ma il sistema restituisce un altro errore: Ancora? Cosa sei, scemo? Pur essendo tentati di premere e andare avanti, è una scelta ben più saggia chiamare l’esorcista, esperto in troubleshooting – risoluzione di problemi.

Vestito sempre di nero, l’esorcista arriva e si siede al computer. Per qualche minuto non fa nulla, osserva e basta. I suoi occhi scansionano lo schermo, pixel per pixel. Ogni tanto annuisce. Osservandolo all’opera, abbiamo la sensazione che il nostro soggetto veda più di quanto mostri il display, che riesca a scrutare ben oltre quella superficie luminosa.

Quello che fa dopo, però… beh, non è facile da digerire.

Si alza, appoggia entrambe le mani sui lati del monitor e inizia a bisbigliare una strana litania, appena udibile, ripetitiva, quasi ipnotica. Lo schermo sfarfalla e questo è il segnale che l’esorcista stava aspettando. Iniziare a digitare furiosamente e al contempo alza la voce. Il tempo sembra fermarsi, persino gli orologi smettono di ticchettare. Le luci al neon lampeggiano proprio nel momento in cui lui scandisce tre parole incomprensibili urlando a pieni polmoni. La macchina rigetta con violenza la chiavetta con le foto delle vacanze rimasta inserita in una porta USB, facendola sbriciolare contro il muro di fronte.

Il computer, esausto, emette un lungo beep e si riavvia.

L’esorcista si siede. Riposa le stanche membra sulla sedia mentre osserva il sistema che riparte, placido. Uomo e macchina, eterni rivali, ora sono in pace – almeno per un po’.

“Che cos’era?” chiediamo.

L’esorcista si volta e ci guarda negli occhi. Non risponde subito, cerca prima di capire se siamo pronti per la risposta, se abbiamo le spalle abbastanza larghe per portare il peso della verità.

Ci sentiamo scrutati.

Poi, con uno strano sorriso sul volto, ci dà la risposta: “Niente. Continua a lavorare, figliolo”.

(*)Dario Solera è un milanese che “lavora coi computer”, anche se in realtà lavora con gli umani. Le macchine sono la parte facile. Gli umani invece… Fugge dalla città appena possibile e ama riferire che legge e scrive fantascienza.