I social network si evolvono. Se ne facciano una ragione coloro che hanno deciso di premere off sull’interruttore dei propri profili. Tanto rumore per nulla per i Radiohead, la cui improvvisa sparizione social è marketing musicale precotto in vista del prossimo exploit discografico.
Torniamo piuttosto a noi che abbiamo una gran voglia di memoria corta e anche in Italia ci stiamo lasciando ammaliare da Snapchat.
Un’altra social app di troppo? Fino all’anno scorso la conoscevano soltanto i teenager che si scambiavano foto osé e inghiottivano video pillole, tanto su Snapchat i contenuti multimediali durano 24 ore e poi si autodistruggono. Questa è la caratteristica che gli fa vantare 100 milioni di utenti nel mondo e 10 miliardi di video visti al giorno?
Può darsi e dovremmo chiederlo ad uno sbarbatello come Evan Spiegel, inventore dell’applicazione di messaggistica istantanea che mescola Whatsapp, Facebook e Instagram.
Tuttavia, mi solletica una riflessione il petaloso “snapchattismo” che sta contagiando, oltre gli adolescenti, anche musicisti, youtuber, blogger, vip o calciatori. Whatsapp ha mandato in pensione i vecchi sms telefonici e ci ha fatto vittime della frenesia da “pollice e indice”; Instagram ci ha illusi con i suoi filtri di poter mettere in soffitta la nostra reflex e si è assicurato il business come tana del fashion; Snapchat ci tiene alla larga dalla memoria a lungo raggio tra la chat che manda la cronologia a farsi benedire e gli snap a tempo limitato.
Quanto valgono i nostri ricordi sui social media? Facebook ha fatto la sua fortuna anche sull’evoluzione della struttura anatomica della fantomatica “linea del tempo”, quella che da bravi esterofili chiamiamo timeline.
Pur di imprigionarci in Facebook, Zuckerberg aveva fatto in modo che le nostre scrivanie fossero sgombere da album fotografici, agende con anniversari, postit con gli auguri per gli amici, il calendario con il best of della nostra annata. Per giunta, da marzo dell’anno scorso, facciamo fatica a rimuovere i ricordi a causa del tool Accadde oggi: Così sbuca il memento di sei anni fa del primo giorno di lavoro (oggi siamo disperatamente disoccupati); tre anni fa progettavamo insieme le vacanze estive (oggi neanche ci incontriamo più); un paio d’anni fa cambiavamo lo status in just married (oggi ci parliamo attraverso i nostri avvocati).
Snapchat vorrebbe farci dipendenti della memoria liquefatta, quella che, sotto le sembianze di un irriverente fantasmino, appare e scompare all’istante, viene ritoccata con scanzonata leggerezza tra una smorfia, una scritta o un paio di buffe sopracciglia perchè domani non ci sarà più.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.