L'ambulante#CiaoBud, la viltà di aver scambiato l’attore Bud Spencer per un caratterista

Nella prima mattinata di oggi su Twitter è entrato nei topic trend Carlo Pedersoli. A tanti questo nome dice poco, all'Italia del dopoguerra ricorda un campione del nuoto destinato a diventare il B...

Nella prima mattinata di oggi su Twitter è entrato nei topic trend Carlo Pedersoli. A tanti questo nome dice poco, all’Italia del dopoguerra ricorda un campione del nuoto destinato a diventare il Bud Spencer cinematografico, che la mia generazione ha amato fino allo sfinimento. C’è stata una svista nei confronti del “Gigante buono” del cinema italiano, quella di aver scambiato un attore per un caratterista.

Ma non hai uno scopo nella vita? Fai qualcosa… ruba del bestiame… assalta una diligenza… rimettiti a giocare, magari… una volta eri un ottimo baro! Ma fai qualcosa. (Lo chiamavano Trinità)

La Hollywood di Trastevere conosceva bene la nostra intrepida esterofilia così come il verdetto del Western: Persino nella salsa dello Spaghetti, doveva avere sulla locandina nomi di attori americani. Bastò un maccheronico impasto di nomi per reinventare il dimenticato Carlo Pedersoli del film Un eroe dei nostri tempi di Monicelli in Bud Spencer e il suo compagno di sventura, Mario Girotti (magnificamente riconoscibile in Il Gattopardo di Visconti), nel Terence Hill di una delle coppie più amate del cinema italiano.
Il nome d’arte, tuttavia, non aveva offuscato quella napoletanità sorniona spartita da Carlo Perdersoli, fin dai tempi delle elementari, con il compagno di merenda Luciano De Crescenzo.

Apri! Perché? Altrimenti vi arrabbiate? Siamo già arrabbiati! (Altrimenti ci arrabbiamo)

Siamo stati vili, accecati dalla tipica viltà da intellettuale che vorrebbe far sottomettere il cinema nazional-popolare a quello più aulico di matrice autoriale. Se i nostri finti americani Bud e Terence avessero fatto le valige per la vera Hollywood, quella d’oltreoceano, avrebbero avuto destino diverso, passerelle lunghe, sfilze di premi, perché laggiù anche il B-movie può sfuggire alla malvagia e offensiva etichettatura da cinema trash.
Non c’è pericolo che una scazzottata o una battutaccia siano fetore per chi sculetta sui tappeti rossi con la puzza sotto il naso.

Non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo. (Chi trova un amico trova un tesoro)

Se ciascuno di noi tirasse giù dallo scaffale un vecchio film in VHS o dvd di Bud Spencer, potremmo costruire una passerella lunga quanto lo stivale italiano, tanto da far impallidire quelle di Cannes, Berlino e Venezia messe assieme. Niente necrologi, coccodrilli, rimpianti. L’unico palinsesto televisivo a rendergli onore e gloria senza pause dal 1991 resta quello di I Bellissimi di Rete 4, il contenitore cinematografico del piccolo schermo che, in seconda serata, ci ha fatto fare impagabili scorpacciate dei suoi film.

Ehi, hai mica visto un bestione che sembra un armadio con la barba? Tutte le mattine nello specchio. (Pari e dispari)

All’ultimo Festival di Cannes Russell Crowe ci ha stupiti: “Noi come Bud Spencer e Terence Hill? Ma questo è un complimento che mi lusinga”. Siamo stati vili noi con la penna tra le mani, chi più, chi meno. #CiaoBud.

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