di Francesco Carini
Non è incredibile? Gente che lecca il culo a Berlusconi da dieci anni dà a me del fazioso! La satira non fa propaganda ad alcun partito, ma esprime un’opinione. Chi censura un autore satirico, censura le sue opinioni. Un tempo si chiamava fascismo. Daniele Luttazzi
Non avevo ancora notato che l’Italia fosse un paese così femminista. Fra programmi-spazzatura dove la donna è più o meno tacitamente considerata un oggetto del desiderio maschile, la vignetta sulla Boschi pubblicata ieri ne “Il Fatto Quotidiano”, mi sembrava pura satira e neanche delle più pungenti.
Vedere i social network travolti da un’ondata di proteste da parte di migliaia di sostenitori del PD (e non solo) che si sono riscoperti simpatizzanti di un sentimento pro-suffragette, mi fa pensare:
ma dov’erano queste stesse persone mentre negli ultimi due anni venivano lesi alcuni diritti sociali?
Effettivamente, ci sono alcune tappe del percorso di questo governo, che farebbero impallidire il peggior tatcherismo o gli uomini di potere della Repubblica di Bananas:
– ll diritto allo studio alla deriva per l’A.A 2015/2016, con il 30% di beneficiari in meno rispetto agli anni precedenti (e sicuramente a farne le spese non sono stati i rampolli di famiglie benestanti, bensì coloro i quali appartengono a nuclei meno abbienti);
– il Jobs Act che per alcuni versi ha sancito la fine del tempo indeterminato e la speranza in un futuro quantomeno più sicuro. A parte la prima ondata di assunzioni dovute agli sgravi per le aziende, il risultato si è avvicinato ad un simpatico szeru tituli, o, come preferisce la generazione social, ad un epic fail;
– i tagli alla sanità voluti dalla Lorenzin, a causa di cui negli ultimi mesi milioni di italiani hanno rinunciato alle cure, dal momento che il decreto impossibilitava i medici di base dal prescrivere centinaia di prestazioni, favorendo in tal modo la sanità privata ed impedendo ai cittadini di curarsi;
– la difesa del DPCM 159/2013 con cui venivano stabilite le nuove regole per il calcolo ISEE e che considerava alla stregua di redditi le pensioni di invalidità percepite da disabili, ritenuto illegittimo da tre sentenze del TAR del Lazio nel 2015 e da una del Consiglio di Stato dello scorso 29 febbraio 2016, che ha dichiarato irragionevole ed in contrasto con l’art. 3 della costituzione la misura adottata dal governo Monti e sostenuta dall’esecutivo di Renzi;
– la vicende di Banca Etruria, con un valzer fatto di incredibili dichiarazioni effettuate con la fermezza di grandi statisti del passato, condito da giustificazioni proprie di uno Storytelling cacio e pepe degno di un B-Movie.
C’è da dire che in alcuni casi (diritto allo studio e alla salute), oltre a citare lo scorso ottobre il poeta Vallejo salvo poi appoggiare la riforma dell’ISEE con cui migliaia di ragazzi hanno dovuto rinunciare all’università, Matteo e Company ci hanno messo una pezza con dei provvedimenti dopo mesi di proteste da parte di associazioni di categoria e società civile, mentre nel caso delle pensioni per gli invalidi sono dovute intervenire delle sentenze da parte degli organi competenti. Ora, la mia domanda è proprio questa: ma dov’erano quelle stesse persone che adesso si mostrano indignate per una vignetta, mentre veniva per molti versi umiliata la dignità, sotto il profilo economico e sociale, delle fasce più deboli della popolazione?
A parte le mancate riconferme di professionisti del calibro di Bianca Berlinguer, di Giannini e le frecciate ai talk show seri del martedì o a programmi di grande importanza per l’informazione come Report, la difesa a spada tratta e gli insulti piovuti addosso dai sostenitori dell’area renziana del Partito Democratico a Travaglio e Company mi lasciano a dir poco perplesso.
Razionalmente, Davide Vecchi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, ha scritto sul suo profilo Facebook: «Buongiorno a tutti soprattutto a quelli che erano #jesuischarlie e si sono svegliati #notravaglio per una vignetta. Vi voglio tanto bene».
Considerando che dai sondaggi il NO sembra in vantaggio sul SI in vista del prossimo referendum, tutta questa confusione mediatica appare tanto come mossa per screditare uno dei pochi organi di stampa indipendenti in Italia. Poi, magari sono solo impressioni.
Certo che si fa un po’ fatica ad inquadrare il PD (non facendo di tutta l’erba un fascio), il partito dalle tre anime, una liberale, una cattolica ed una più spostata a sinistra, cioè, con parte delle prime due che s’imbestialisce davanti ad una vignetta (ricordando le reazioni bigotte di un perbenismo di altri tempi), e la seconda che si volta da un’altra parte mentre vengono lesi i diritti sociali del paese, crogiolandosi magari per i 500 milioni da dare ai poveri se vince il sì al referendum (cosa che appare quantomeno sconcertante). Come direbbe Antonio Conte: «Agghiacciante quello che dicono».
La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame. Sandro Pertini
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