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Si è concluso così il Summit Under 30 EMEA che si è tenuto in Israele lo scorso aprile: con la fortissima sensazione che la rete creata in quei pochi giorni fosse stata forgiata con materiali resi...

Si è concluso così il Summit Under 30 EMEA che si è tenuto in Israele lo scorso aprile: con la fortissima sensazione che la rete creata in quei pochi giorni fosse stata forgiata con materiali resistenti, forti, saldi. Poco meno di una settimana per costruire un legame destinato a durare per sempre e che, per sempre, guiderà il lavoro di tutti i partecipanti.

Noi eravamo lì: carichi, emozionati, pronti ad assorbire e interiorizzare ogni insegnamento.

All’aeroporto, con le nostre valigie piene di speranza e sulle spalle l’esperienza “Leadership civiche” di Prioritalia, eravamo in quattro: Jacopo Mele, co-fondatore della Fondazione Homo Ex Machina; Leonardo Quattrucci, consigliere strategico alla Commissione europea; Giulia Pastorella, relazioni col governo, HP; Michele Franzese, fondatore di Heroes Meet In Maratea.

Durante il viaggio di rientro, avevamo cercato di fare chiarezza tra le molte emozioni provate, confrontandoci sugli aspetti del Summit che più ci avevano colpito.

Ricordare quei giorni è il modo migliore per prepararsi al prossimo incontro. La partenza per Boston si avvicina ed è tempo di riordinare i pensieri, tornare con la memoria a quei giorni per provare a descrivere le sensazioni sperimentate ed essere pronti a riceverne di nuove.

In quei giorni primaverili, a regnare è stata la capacità di stupirsi. Al Summit hanno partecipato molti ospiti, ognuno con la propria esperienza di vita e business, con il proprio percorso segnato o ancora tutto da costruire. Ma c’è stato un momento in cui tutti ci siamo riconosciuti nelle stesse emozioni: al Virtual Reality presso la Torre di David eravamo stupiti, eccitati come bambini di fronte alla possibilità di intrecciare tradizione e innovazione. Ce ne andavamo tutti in giro con un vago sorriso sulle labbra e quando ci si chiedeva a vicenda “come ti senti?”, l’unica risposta era: bene!

A Gerusalemme si respirava un grande rispetto per il passato. Il luogo che ci ospitava, così denso di storia, non lasciava indifferente nessuno. Dai bastioni della Torre di David proveniva un unico ritornello, mormorato indistintamente da israeliani e non: incredibile, straordinario, unico. La sensazione di muovere i passi lungo il percorso che è stato quello di migliaia di grandi uomini, per migliaia di anni, era indescrivibile. E questa è una sensazione che ci ha accompagnati durante tutta la conferenza, nel rispetto di un passato scritto dai grandi che ci hanno preceduti.

Al Summit ci siamo confrontati con differenze culturali che abbiamo considerato come ricchezza e non come ostacolo. La conferenza era animata dalla curiosità, dalla voglia di conoscere “come funzionano le cose” fuori dai soliti confini. Volevamo confrontarci, imparare l’uno dall’altro, instaurare rapporti forti che potranno aiutarci in futuro.

Perché è questo ciò che maggiormente ha agevolato la buona riuscita del Summit: la volontà di creare una rete per migliorare il mondo. L’idea è che solo l’unione fa la forza. Quando saremo al potere nei nostri rispettivi campi, potremo sempre contare gli uni sugli altri per creare un mondo più coeso. Un livello di “speranza e fiducia” che rifiuta le idee scettiche e contrasta con quanto detto rispetto ai millennials: non siamo disillusi, disinteressati e pigri. Ci piace sognare e, pur mantenendo i piedi a terra, lavoriamo sodo per raggiungere un obiettivo comune.

Il nostro primo Summit Under30 ha lasciato il segno e siamo sicuri che l’esperienza americana non sarà da meno. Mancano pochi giorni e non vediamo l’ora di scoprire come sarà il nuovo Summit. Cosa porteremo con noi al rientro a casa? Sarete i primi a saperlo.

Jacopo Mele
Presidente Fondazione Exma e componente junior board Prioritalia