I versi celebri di ‘A Livella di Totò ci ricordano che il 2 novembre ricorre “puntualmente” la commemorazione dei defunti. Sembra una raffigurazione poetica retrò visto che i social network vorrebbero rimpiazzare anche la visita al camposanto.
Niente più raccolta di crisantemi, come facevano un tempo i nostri nonni, perché tanto ormai Facebook si è organizzato per bonificare il territorio della memoria e del legame privato, incentivando subdolamente il mantenimento dell’account del povero morto e seguendo le orme di Elysway, piattaforma social dedicata agli estinti.
Facciamo un passo indietro. Una decina d’anni fa, di ritorno da un lunghissimo vagabondaggio negli Stati Uniti, mi colpì come le società di pompe funebri americane incentivassero servizi aggiuntivi del pacchetto funerario tra cui pagina web dedicata al morto e il guest book per lasciare i messaggi di cordoglio.
In Rete spuntavano come funghi i primi angoli di cimiteri virtuali e una manciata di anni prima lo sbarbatello Mark aveva messo online all’Università di Harvard la versione beta del “libro delle facce”, che metteva in contatto gli studenti e non di certo i defunti.
I social network inseriscono la marcia del cambio d’abitudine e così nella nuova veste di necropoli virtuale ci hanno disabituati ai manifesti mortuari o ai necrologi sulle pagine del quotidiano.
L’annuncio della morte si fa su Facebook così come si danno le indicazioni per i funerali, si creano gruppi dedicati alla memoria del defunto e, visto il proliferare di app per il live streaming, c’è chi non disdegna una diretta della sepoltura.
Cosa ne resta dell’account social del morto? Su Facebook crescono in maniera esponenziale i profili delle persone estinte, la maggior parte gestiti impropriamente da parenti o amici in possesso delle password d’accesso nel continuo fare a pugno con i ricordi.
Perché allora non disattivare il profilo del morto senza lasciarci persuadere dalla nuova chimera 2.0, quella dell’eternità digitale? Intanto, Facebook mette le mani avanti attraverso la funzione Legacy Contact, grazie a cui possiamo designare l’erede per gestire l’account post-mortem.
I guru dicono che, entro la fine di questo secolo, Facebook si ridurrà a cimitero virtuale, affollato da più profili di morti che di vivi. Mark Zuckerberg si porta avanti, indirizzando il suo business verso quello del più grande obituario digitale?
Le tendenze dei social network vanno e vengono, i versi di Antonio De Curtis non passano mai di moda e ci distolgono dalla ottusa sfrenatezza digitale:
A morte ‘o ssaje ched’e’? … è una livella.
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo à morte!