In bocca al lupo Parisi. Vai avanti, non ascoltare le critiche che vengono da Forza Italia
A Berlusconi probabilmente piace una particolare caccia a punti che potremmo chiamare “delfinicidio” che licenzia in tronco un delfino dopo l’altro, cresciuto dapprima nelle garbate e tiepide acque di Arcore, coccolato e lanciato nell’arena ma poi bracconato nei mari in tempesta del centrodestra italiano. La lista dei quasi eredi sacrificati sull’altare del padre nobile è lunga e annovera nomi di peso come Fini, Casini, Fitto, Tremonti, Formigoni, Bertolaso, Toti. E oggi?
In queste ore la vittima è Stefano Parisi, l’unico anti-Sala che è stato capace non solo di dare filo da torcere al candidato sindaco del centrosinistra a Milano perdendo di un soffio, ma sopratutto ha dimostrato l’irrilevanza che avrebbero i cinquestelle quando il bipolarismo funziona attraverso nomi credibili e programmi alternativi. Altro che antipolitica di maniera, piuttosto il suo contrario. Basta una buona dose di politica costruttiva e intelligente per avere un forte antidoto al non-sense grillino, molto spesso vincente non per meriti propri ma per demeriti altrui. Solo nella debolezza di un progetto politico fra i due poli di sinistra e destra e nella loro indistinzione autolesionista l’approssimazione pentastellata cresce come un fungo; viceversa candidati forti e programmi chiari liofilizzano la politica del vaffa e del click ebete.
Parisi sta sta cercando di avere un ruolo all’interno del centrodestra ma avendo questa situazione di contrasto con Salvini credo che questo ruolo non possa averlo
Detta così Parisi è programmaticamente inconciliabile con la destra euroscettico-catastrofista di Matteo Salvini, il cui unico scopo sembra – dicono dalle parti di Parisi – sguazzare all’opposizione e galleggiare nel meraviglioso mondo del quindicipercento. Di contro dalle parti della Lega sgranocchiano squisiti popcorn mentre Berlusconi uccide tutti i suoi figli politici senza “quid” e con essi ogni possibilità di offrire un centrodestra di governo alternativo alla sinistra. Fino a qualche tempo fa si notava il ghigno dei giornalisti quando berlusconi pronunciava la parola “rassemblement” eppure oggi va detto con tristezza e autocritica che il rassemblement – proprio lui, l’ex Cav. – l’ha fatto per davvero ed era riuscito nel coalizzare anime contrapposte fra loro. Vincendo le elezioni.
Che succede oggi? Malgrado Salvini non lo dica in tv, il centrodestra di governo esiste e lavora anche bene nelle regioni del Nord e ci riesce solo con le coalizioni allargate a liberali e popolari, e molti sindaci amministrano con giunte più che valide non prescindendo dalle forze di centro. Quindi la domanda di tanti osservatori è: tutta questa trazione estrema dove porta? Tutto questo baricentro di Salvini esiste per davvero oppure è utile solo in televisione o sui social? Proiettato poi sul piano nazionale che si fa con le istituzioni europee e le diplomazie estere? A quando una partecipazione dal basso con i congressi e le primarie?
A queste domande avrebbe voluto rispondere Parisi ma la sindrome post-berlusconiana non è finita e con essa la costante ed inquietante morìa di delfini.
16 Novembre 2016