PromemoriaL’America sceglie col poco che ha

After a Long and Bitter Campaign, Voters Get Their Say New York Times Sono le prime presidenziali in cui si vota turandosi il naso, costretti a scegliere il meno peggio fra i due players. E se p...

Sono le prime presidenziali in cui si vota turandosi il naso, costretti a scegliere il meno peggio fra i due players. E se persino la Bbc – che è la quintessenza del giornalismo britannico felpato e imperturbabile – si è spinta nel definire Hillary Clinton e Donald Trump come “two of the most unpopular candidates in modern American history” vuol dire che queste presidenziali sono state complicate e a basso tasso di qualità politica.

Hillary Clinton segna probabilmente il punto in zona Cesarini con la chiusura – definitiva – dell’inchiesta denominata “emailgate” nella quale si è accertato l’uso improprio della sua casella personale di posta elettronica durante l’attività di segretario di stato nel primo quadriennio dell’amministrazione Obama. Nonostante l’enorme leggerezza compiuta dall’ex first lady, lo stesso Barack Obama – per quanto in cuor suo tifasse Bernie Sanders – si è messo in campo a favore della Clinton con una massiccia campagna elettorale per tutto il paese. L’archiviazione da parte della Fbi, per molti osservatori, potrebbe rivelarsi il salvataggio della Clinton dell’ultimo minuto contro un Donald Trump determinato fino alla resa dei conti.

Una tornata elettorale dai numeri proporzionati alla carica da eleggere e che tutti i media seguiranno in tempo reale : oltre 200 milioni di aventi diritto al voto per una confederazione di Stati lunghi ben sei fusi orari. Da mezzogiorno ora italiana ha aperto i suoi seggi il Vermont per poi procedere lungo due oceani fino a quando (saranno le 19 in Italia) Alaska e Hawaii apriranno per ultimi i loro polling stations. Nel corso della notte fino a domani mattina le lunghe dirette delle all news di tutto il mondo in attesa di un verdetto che – comunque vada – cambia il volto non solo degli Stati Uniti ma del mondo intero. La partita si gioca sugli stati “chiave” nei quali vincere vuol dire avere le chiavi per la Casa Bianca come ad esempio il North Carolina e Florida, due stati in cui Trump deve assolutamente riuscire a vincere per avere delle chance. In entrambi i sondaggi sono più favorevoli a Clinton. Una vittoria di Clinton potrebbe anche mettere in pericolo il controllo repubblicano sul Senato, dato che oggi si vota anche per il rinnovo di 34 seggi sui 100 della Camera alta. La Camera dei rappresentanti, che conta 435 eletti, dovrebbe invece restare ai repubblicani.

A differenza poi di altre elezioni vi sono voti considerati “sensibili” ed indicativi di un esito finale rispetto al suo contrario: Sono più di 46 milioni gli statunitensi che hanno già votato con il voto anticipato, e rispetto agli anni precedenti è stato registrato un netto incremento di votanti ispanici. Storicamente il voto degli ispanici alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti non ha un ruolo cruciale; nel 2012, per esempio, Barack Obama non ha avuto bisogno del loro sostegno per vincere. Quest’anno invece i latinos possono concretamente diventare l’ago della bilancia per il futuro presidente Usa. E con gli ispanici vanno considerati gli afro-americani, una base elettorale cruciale per la vittoria. La partita, detto ciò, rimane apertissima e incerta fino all’ultima scheda.

Ritornando ai candidati, Clinton e Trump sono indubbiamente – e a loro modo – irripetibili per portata simbolica e morale. Nelle prossime ore, passata a nuttata, potremmo svegliarci con la prima “presidentessa” di una grande potenza come quella americana e non mancheranno fiumi di inchiostro di retorica sul potere al femminile che è tutta legittima e in qualche modo emozionante. Ci si potrebbe affacciare tuttavia in un mercoledì di rottura con l’elezione di un magnate che promette ricchezza alla classe media americana attraverso se stesso come idealtipo, salvo poi riferirci ad un evasore fiscale che per anni non ha versato le imposte al fisco federale con disinvoltura giuridica e impudicizia etica.

E’ come se gli americani avessero subito un torto al quadrato. Non potersi permettere una nuova classe dirigente ma subire per contrappasso il duello fra due establishment, due oligrarchie speculari: il potenziato economico-finanziario e il populismo ricco e fraudolento. Due incubi in una notte sola, insomma. Di certo il mondo guarda con preoccupazione poiché il combinato disposto di una presidenza mediocre con un’Europa con la labirintite costante e con una Russia dopata di neoegemonia in eurasia contagia le notti di milioni di persone nel mondo. Per questi motivi meglio il meno peggio oggi che il troppo pessimo domani.