1) Avete presente la sgradevole sensazione di quando un estraneo ci fissa in tram? Ecco. Su Facebook succede di continuo.
Non solo: ma immaginate che il tipo che vi fissa in tram venisse poi anche a dirvi che cosa pensa di voi, delle vostre scarpe, del giornale che leggete, del vostro aspetto.
Probabilmente tirargli un gancio destro sarebbe un legittimo riflesso pavloviano.
Ecco. Su Facebook succede di continuo.
Non è una questione di Privacy, di Cia, di NSA, di Big Data, di direttori marketing.
No, no: è molto prima. E’ proprio questione di “…’Cazzo guardi?”.
E poi, almeno, se l’NSA mi spia, ha il buon gusto di non venermelo a dire e di non esprimere un’opinione su quello che faccio, mangio, compro, penso, voto ecc.
Mi guarda, ma almeno lo fa in silenzio.
Io non ci sto, me ne vado e, per quel che mi riguarda, mi porto via il pallone.
2) Facebook mi ha cambiata e probabilmente ha cambiato anche voi. E lo ha fatto in peggio.
Prima ero una persona normale, con pregi, difetti, difficoltà, successi.
Ora sono diventata una vanesia che condivide le foto in cui è venuta bene, i suoi (pochi) status simbol, i suoi scatti d’ira, le sue facezie, le sue arguzie.
No, grazie. Mi preferivo prima.
3) Immaginate che (faccio un esempio), dopo che il mio concorrente preferito di X Factor si è esibito (quest’anno, per dire, è Eva) io mi affacciassi alla finestra e mi mettessi a urlare “BRAVA EVA!!!!”.
Chiamereste la Neuro no? Ecco, appunto.
4) E come si fa con gli amici delle elementari che se non fosse per Facebook non sapremmo nemmeno se sono vivi?
Amen.
Esiste un darwinismo per tutto, anche per le amicizie.
Se il mondo può fare a meno delle giraffe con il collo corto, forse noi possiamo fare a meno del compagno delle elementari, no?
5) Non credete a chi dice che i social network sono solo un contenitore vuoto e che il problema è il contenuto e che il contenuto lo fanno le persone: non credeteci. Non è vero.
Il Web e i social network sono nati come spazio libero (libero, davvero: forse il primo nella storia davvero libero). Poi, non so quando, non so come, sono diventati terreno di biada del peggiore e più barbaro e più violento fascismo verbale (e non solo) .
E a me, il fascismo, fa proprio schifo. E’ più forte di me.
Un giorno i nostri figli verranno a chiederci dove eravamo mentre un posto nato libero stava diventando il pascolo preferito dei fasci.
E quel giorno faremmo bene a dirgli che eravamo dalla parte giusta, ossia da un’altra.