Se è vero che questo nuovo Governo Gentiloni è di chiara ispirazione gattopardiana – si cambia cioè tutto, per lasciar tutto intatto – allora viene da chiedersi che ci fa un nuovo ministero come quello dello Sport, tornato in auge dopo la sua chiusura alla fine del mandato di Josefa Idem. E soprattutto, viene da chiedersi perché il dicastero, senza portafoglio, sia finito nelle mani di Luca Lotti. Uno che aveva ben altre mire. La cosa è nota a molti: Lotti, renziano di ferro, detto “il Lampadina”, doveva costituire la presenza, il prolungamento del potere renziano nei servizi segreti, dopo che l’ex Premier ci aveva provato con il progetto Carrai-Cybersecurity.
La cosa non è andata in porto, ma il renziano è rimasto abbrancato al nuovo-vecchio Governo, con il ministero di cui sopra. Una nomina che vista da fuori pare strana o quantomeno raffazzonata alla bell’e meglio, visto e considerato che Lotti ha mantenuto due deleghe come editoria e Cipe: significa quindi che avrà potere sulle nomine di poltrone importanti, soprattutto Finmeccanica.
Ok, ma lo sport che c’entra? Poco con la sua propensione all’attività fisica e al suo destro calcistico che pare sia buono. Di più c’entra con il progetto di riforma dell’ambito sportivo che già Renzi aveva nel mirino, quando ad esempio è arrivato come amministratore delegato di Infront Italia Luigi De Siervo, una vita da mediano nell’ambita cerchia del giglio magico, sebbene i rapporti si siano fatti poi più freddi. E che si ritrova a gestite la società che a tempi di Bogarelli non ha affatto disdegnato l’idea di fare affari con tutta la Serie A e, visto che c’era, pure con la Federcalcio di Tavecchio&Lotito sulla quale Lotti potrà avere parere da neo ministro.
Ci sono degli equilibri da rispettare, prima di tutto, come ben sa chi fa politica. E le partite aperte sul tavolo sportivo italiano sono tante. A cominciare appunto dalla questione dei diritti tv, la cui legge è sui binari del cambiamento. La proposta è stata presentata da due deputate esponenti del Pd, Lorenza Bonaccorsi e Daniela Sbrollini, ma la discussione non è ancora in calendario, sebbene sia stata depositata in Commissione Cultura lo scorso maggio. Già la scorsa primavera Renzi aveva promesso cambiamenti nella questione diritti tv, in relazione all’attuale impianto normativo, ovvero la cosiddetta Legge Melandri, che sancisce la vendita centralizzata dei dirtti tv. Il piano di Renzi è stato fin da subito quello di affidare il dossier diritti tv a Lotti, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio e oggi chiamato a fissare quantomeno i tempi di discussione e approvazione della legge, che intende modificare i primi 20 articoli di quella oggi in vigore, prevedendo un sistema di distribuzione più equo tra i club sul modello inglese.
Ma bisogna fare presto, visto che l’asta per i nuovi diritti per il triennio 2018-21.è alle porte. L’obiettivo della Lega di A è quello di cercare di andare all’asta in primavera, in un periodo ion cui questo Governo potrebbe essere già agli sgoccioli in caso di elezioni a giugno. E allora, Lotti potrebbe accellerare i tempi con un decreto legge, assocurando nel frattempo l’avvio della discussione della riforma, da lasciare sul piatto a Renzi, in attesa di un suo eventuale ritorno.
E il ministreo-Lotti sarà anche quello che lascerà in eredità al nuovo Governo il nuovo ciclo della Federcalcio: a inizio 2017 sono previste le elezioni presidenziali. Tavecchio ha inizialmente messo in imbarazzo l’Italia con alcune gaffe, poi ha ripreso quota con l’avvio del progetto delle accademie federali nuove di pacca. Chi potrebbe prendere il suo posto è il senatore di Forza Italia Cosimo Sibilia, capo di quella Lega Dilettanti che ha più peso di tutte le sette parti che compongono la Figc: fu grazie a questo meccanismo che ad esempio Tavecchio vinse le elezioni. Il Pd però preferisce Gravina, capo della Lega Pro e messo bene in quanto a relazioni con il partito di cui Renzi è ancora segretario. Tavecchio da parte sua è in rapporti ottimi con Infront, advisor per la Lega dei diritti tv dove c’è un renziano oggi non tanto più così di ferro. Dallo sport, allora, passa anche il rilancio renziano: molto si capirà dacosa accadrà a diritti tv e Figc.